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Come sfruttare al meglio una domenica mattina di fine settembre mentre tutto l’hINTERland monzese è completamente invaso da una fiumana umana reduce dal concertone del Liga?
Mentre incontriamo zombie acidati e bimbi stralunati fuggiti al controllo di genitori disattenti, cinque amici diversamente giovani decidono di dare libero sfogo alla vocina del fanciullino che alberga ancora felicemente in loro per scorrazzare amabilmente senza un vero perché ed una ben definita meta.
La partenza è più che puntuale davanti alla reggia reale, le moto sono attrezzatissime, l’abbigliamento tecnico praticamente da escursione polare, tranne che per lo scrivente che si presenta in jeans stracciati e scarp de tennis , forse non ben comprendendo che non siamo diretti sulla Kharakorum Highway per superare il valico del Pamir pachistano, ma questi sono dettagli, la cosa fondamentale è la determinazione, la grinta e lo spirito da avanscoperta che ci infervora dal primo all’ultimo minuto di questa avventura.
Tutto procede al meglio, tra sgasatine tattiche e brucianti accellerazioni fino a quando il panico si diffonde in noi alla constatazione di aver perduto uno dei componenti lungo il percorso autostradale dei Laghi: ma sarà mai possibile non riuscire a confermare un unico meeting point dopo novanta chilometri di tre corsie ad unico senso di marcia?
Non proferiamo parola, non cominciamo a costruire ipotesi romanzesche, manteniamo self control e tacito silenzio assenso circa i dubbi e le perplessità all’arrivo a Gravellona Toce del rombante veicolo condotto dal bello, ricco e famoso dagli occhi di ghiaccio … ai posteri la scoperta del misterioso ritardo !!
Lasciamo la A 8 dei Laghi, seguiamo con piacere il lungovalle inondato da un sole più accecante, diamo grande respiro alle nostre casse toraciche, apriamo i rubinetti dell’ossigeno a polmoni ingrigiti dal vivere cittadino e raggiungiamo ben presto le vallate dietro Domodossola.
Non ci preoccupiamo troppo dell’itinerario, lo modifichiamo cammin facendo, facciamo un po’ di fatica a seguire il nastro asfaltato in quanto il nostro sguardo è continuamente attratto da bucoliche visioni, splendidi declivi di un verde abbagliante, paesaggi punteggiati da casette linde e graziose con tendine ricamate ed immancabili terrazzi e finestre fiorite, di dolomitica memoria, ove anche gli odiatissimi nanetti fuori dall’uscio fanno qua la loro degna figura .
La vallata è a cul de sac, un one way che ci porta sempre più in su, verso un cielo ancora più blu, fino ad arrivare su uno splendido pianoro oltre i 1300 metri, ove rimaniamo estasiati dalle cascate del toce, un salto nel vuoto di centinaia di metri con acqua rombante e un risuono tonante che vale un inserimento ad honorem tra le meraviglie naturalistiche dell’italica penisola.
Siamo contornati da motociclisti della domenica e gitanti del fuori porta aficionados del pranzo al sacco, il tutto in un insieme emotivamente e visivamente da cartolina, fosse mai possibile trovarne ancora una …
Le gambe sotto il tavolo vengono messe nella tipica locanda di montagna, tra taglieri di salumi nostrani e formaggi di alpeggio, cercando di limitare l’eccessiva mescita del vino divino visti i più di 200chilometri che ancora ci attendono.
Risaliamo in sella rintemprati dalle calorie e dal rialzo dei trigliceridi, siamo carichi, fiduciosi e guardiamo avanti verso nuove mete, attraversiamo piccoli borghi montani, ammiriamo malghe solitarie e pascoli eco sostenibili, cominciamo la discesa verso il lago maggiore alzando il tasso di adrenalina a causa di una lunga galleria completamente buia e di un tratto di strada, nei pressi dell’universalmente conosciuta Cursolo Orasso con lato sinistro della strada tramutatasi in mulattiera di montagna vera e sulla destra uno strapiombo di ignota conclusione che qualche brivido ce lo fa risalire lungo le schiene leggermente atrofizzate dal lungo procedere.
Il lungolago verso Verbania è pittoresco, incantevole, velocemente percorso per raggiungere l’imbarcadero di Intra ove poter traghettare sulla costa longobarda di Laveno, proprio nel mentre di un tramonto sulle acque lacustri che avrebbe certamente meritato compagnia più dolce e femminile che quella di cinque centauri sudaticci e tendenti alla spelacchiatura del cranio .
Mentre sull’amata Modoetia, ancora imbarbarita dai fans delle note del rocker di Correggio, calavano le prime ombre della sera i cinque prodi davano fondo alle quasi ultime energie per giungere trionfanti alla meta dopo 420chilometri sparsi sulla cartina geografica tra Lombardia e Piemonte, per il termine di una ragazzata da ripetere quanto prima.
Bravi Franco, Luca, Fabrizio, Tino e Paolo !!