CROCIERA MEDITERRANEO AGOSTO 2019

Scrolla il testo per leggere

Nel lontano millecinquecento un grande saggio evocò una riflessione che nei secoli a seguire è diventata un dogma, un cardine, una pietra miliare dell’esistenza terrena che tutti i giorni trova la concretizzazione del principio dei corsi e ricorsi storici del buon vecchio Giambattista Vico. Sarà stato il caso, possiamo denunciare il fato, riteniamo necessario esorcizzare la superstizione ma ha praticamente dell’incredibile notare come anche quest’anno diamo inizio alle vere e proprie vacanze il 17 di agosto, non ci facciamo alcun problema di sorta, ma sinceramente ci risulta bizzarro e grottesco come il calendario ci abbia voluto riservare questa sorpresa. La riunione famigliare la sera prima della partenza serve a rammentare allo junior che mancano solo poche ore al mettersi in moto, nella sua infinita serenità non era ancora entrato nell’ordine d’idee di dare inizio alla movimentazione di articolazioni, giunture cartilaginee e ossee, gli rinfreschiamo docilmente e educatamente la memoria e lo vediamo ai nastri di partenza di prima mattina con estrema puntualità, lo zampino del fratello maggiore ritengo abbia avuto un gran peso in merito. Viaggio stradale comodoso e lussuoso sull’urban crossover del Nico e raggiungimento della meta di vera e proprio starting point in perfetto orario, cosa che non si può dire del bastimento nostra struttura ospitante per i prossimi sette giorni che, per inspiegabili motivi ovviamente non annunciati, prevede bene di salpare l’ancora con ben tre ore di ritardo.

 Non ce ne facciamo un cruccio, siamo entrati completamente nel mood crociera, ci sistemiamo in cabine decisamente ospitali e cominciamo un processo alimentare che sicuramente ci creerà dei grossissimi problemi: saliti a bordo alle quattordici provvediamo bene nell’arco delle prime sei ore di permanenza a bordo a scoprire il buffet sul ponte piscina con hamburger, hot dog e patatine, per poi passare al vero e proprio servizio pranzo, che viene seguito dalla pausa merenda intorno alle cinque, piccolo anticipo del punto pizza che ci vede protagonisti di un triplice assaggio in attesa della cena serale. Si è sempre sostenuto che chi ben comincia è a metà dell’opera, noi già a questo punto siamo diretti con un biglietto di sola andata verso un dietologo per il resto di questo venti diciannove.

La MSC Sinfonia probabilmente non sarà la più grande della flotta, quasi sicuramente non la più recente, forsanche non la più attraente rispetto ad altre città galleggianti, ma a noi appare comunque maestosa e grandiosa e il solcare le storiche acque del canale della Giudecca, mostrandoci i gioielli meravigliosi dell’inimitabile Venezia è un qualcosa che ci trasmette brividi di emozione senza pari, alla facciaccia dei tanti ecologisti, ambientalisti e rompicoglionisti che ne vogliono impedire il transito per raggiungere la laguna e il successivo mare aperto. L’esercitazione in caso di emergenza ha dei risvolti piuttosto tetri e lugubri, il pensiero ci riporta immediatamente alle gesta inconsulte del capitano Schettino, veniamo tutti fotografati, schedati, registrati mentre ci disponiamo diligentemente in perfette compagini contrassegnate da perentorie lettere di riferimento, cerco di sdrammatizzare il tutto e faccio partire a cannone la musichetta di Titanic ... Il colpo finale al nostro apparato digerente ce lo assesta la cena placee al ponte cinque, curata, raffinata ma decisamente eccessiva dopo l’accumulo di proteine e carboidrati massivamente assimilati nel corso della prima mezza giornata a bordo, tentiamo di consumare qualche caloria con due passi di danza sul ponte illuminato dalla luna piena, ma la stanchezza non permette una performance all’altezza della fama del Tony Manero biancorossoverde. La notte dovrebbe, teoricamente, portare consiglio a noi, in tutta sincerità, provoca un certo languorino che vediamo di placare di prima mattina mentre le gomene dell’imbarcazione vengono lanciate sul molo di Spalato per permetterci la prima visita prevista dal programma di viaggio.

Ce la prendiamo con una calma flemmatica, evitiamo di essere intruppati sui pullman bestiame che scorrazzano torme di turisti per caso nelle viuzze del centro storico che noi raggiungiamo in meno di dieci minuti, attraverso mercatini con frutta e verdura che attirano i nostri sguardi e solleticano i nostri palati. Giriamo per un’oretta in una serie di vicoli e viette risalenti all’epoca romana, la sensazione è straordinaria, il buon Diocleziano si è dimostrato il migliore degli antenati dei palazzinari che hanno deturpato l’Urbe, in questo caso lasciando però testimonianza della grandezza di un popolo che ora si è ridotto a rattoppare le buche trascurate dalla gestione borgatara di una delle più belle città al mondo.

L’atmosfera è sicuramente piacevole, il caldo sopportabile, buttiamo occhiate in ogni dove di un agglomerato attraente e storicamente affascinante, riteniamo che il meglio sia stato visto e fotografato, sulla strada del rientro conosciamo il personaggio del giorno, giovine fanciulla addetta all’ingresso di terrazza storica che, inizialmente estremamente rispettosa alle regole non vuole farci salire poiché non disponevamo della moneta locale, indi mostra la laurea conseguita in appropriazione indebita all’università di Napoli staccando due biglietti ma intascando tre ingressi ...

 Indispensabile pranzo, siamo costretti ad adeguarci allo stile e alle regole in auge tra ospiti dediti solo al ruminare continuo, quasi perenne, pomeriggio distesi sotto un sole decisamente luminoso e splendente mentre ogni tipo di barca, barchina, barchetta, barcone, barcaccia solca il mare a noi circostante, qua si che la cantieristica nautica non mi sembra aver assolutamente problemi... Quando mai uno scrittore, come minimo da Premio Pulitzer per il giornalismo o Premio Nobel per la letteratura, deciderà di dare inizio alla biografia del sommo cantastorie e scrivano lombardo, potrà sicuramente indicare la giornata odierna come in assoluto la più tranquilla, pacata, rilassata tra quelle passate dal Caprotti in questi primi quasi cinquantaquattro anni di permanenza sulla crosta terrestre: sole, sole, sole, mangiare, bere, ancora mangiare, ancora bere con aggiunta d’intenso sonnellino pomeridiano onde ricaricare energie e batterie nel corso di questa tappa di trasferimento passata interamente in navigazione, potrei quasi arrivare a disquisire su teorie di meditazione trascendentale e su tecniche di riflessione zen per non dire yoga.

Dopo aver chiesto educatamente indicazioni e spiegazioni senza aver ricevuto le risposte che auspicavamo più corrette, alziamo di un paio di decibel il tono vocale e riusciamo ad ottenere dei pass che ci permettono di essere i primi, primissimi a scendere tramite barchina di salvataggio sul territorio ellenico, per la sua prima volta Cri appoggia il piedino elegantemente avvolto da texano di tendenza, sulla banchina di Santorini, per iniziare la scoperta di un mondo che sono praticamente certo le piacerà tantissimo. Saliamo dalla riva del mare alla sommità della celeberrima caldera, frutto e risultato di un’esplosione vulcanica che ha creato un panorama con pochi paragoni, almeno nel Mediterraneo, cavalcando quattro somarelli per un’esperienza sicuramente da mai provato prima, ci divertiamo un sacco, giungendo nel centro del villaggio dopo circa una ventina di minuti d’inerpicata veramente impervia. Fira è la cosiddetta capitale dell’isola, ne rimaniamo incantati nonostante il sole non sia ancora al suo zenit, giocando così una serie di luci e ombre che ci lasciano comunque basiti ed estasiati. L’idea di affittare una macchina, su consiglio di una barista, forse l’unica greca non scorbutica e poco ospitale, si è rivelata vincente, raggiungiamo Pirgos, borgo bello bellissimo, prima di scollinare sull’altro versante di Santorini, sicuramente meno attraente e intrigante, con vista aeroporto e spiagge che non richiamano la nostra attenzione, stile sirene di Ulisse sulla rotta per Itaca. Decidiamo quindi di arrivare fino a Oia, che tutti chiamano Ia, una vera perla, un luogo splendido, una realtà meravigliosa a picco su uno strapiombo che domina questo specchio di Egeo su cui si affacciano diverse isolette. Siamo di fronte a tutto quanto si potrebbe immaginare e sognare pensando alla Grecia, casette a calce bianca abbagliante, piscine a sfioro, tetti azzurri, mare blu, cielo cobalto, le cartoline non riuscirebbero a rendere giustizia di un luogo che meriterebbe giorni e giorni di permanenza in assoluta solitudine, con eliminazione totale della presenza esagerata di persone, che visto il loro numero stratosferico, pensavano di essere alla prima della Scala del calcio per l’esordio del colosso Lukaku.

Con un certo affanno e piuttosto costipati risaliamo sulla Love Boat, dopo aver rischiato di perdere l’ultima scialuppa a causa dei recalcitranti muli che si sono impuntati sull’infinita scalinata che ci riporta a pelo d’acqua, al termine di una discesa lastricata di ciotoli e ricoperta di escrementi raccolti in tempo reale da addetto a un’attività tanto nobile quanto infima. Una leggera brezza marina, il temibile meltemi che obbliga a evacuare i ponti superiori destinati all’abbronzatura, ci accompagna nel nostro moto verso la prossima destinazione, la mitica e per taluni versi mitologica Mykonos, ove troviamo ben più di una difficoltà nello sbarco, che avviene grazie ad una repentina, anche se poco politically correct, azione di totale superamento della fila da parte di una risoluta e particolarmente decisa Cri.

Il paesino è straordinario, pittoresco, caratteristico, tipico, originale, inimitabile, un taxista in versione buon padre di famiglia catechizza i ragazzi circa l’evitare il consumo smodato di sostanze alcoliche, noi ceniamo direttamente in acqua, e non è un eufemismo vista ubicazione da andar fuori di testa del ristorantino sulla spiaggia, prima di iniziare un quattro passi che poi si riveleranno poi migliaia e migliaia, rimanendo affascinati dalla bellezza, seppur molto costruita e particolarmente commerciale, di questa realtà che ha molti eccessi, grandissime potenzialità e una marea di negozi, boutique, ristoranti, locande, taverne, alberghetti di ottimo livello, necessitanti sicuramente di una plastica fantastica in versione fisarmonica. Nico e Tommy nel frattempo sono entusiasti di aver portato a termine il pellegrinaggio al santuario della terza divinità greca, infatti dopo Giove e Apollo qua viene santificato Sasa’, uno scultoreo animatore serale e sociale che, avendo come unico indumento una proboscide che ricopre l’organo genitale, intrattiene, arringa, seduce, galvanizza e incita fiumi di persone a lasciarsi andare alle attività e ai divertimenti meno controllati e più ludicamente spontanei, meglio non entrare nei dettagli, per ogni ulteriore curiosità digitare il suo nome presso casa Google, non ve ne pentirete ...

Le attività durante una giornata intera di navigazione sono molteplici e frenetiche, fatichiamo molto a tenerne il ritmo e il pisolino delle cinque, in altre occasioni considerato il massimo dei minimi, si rivela indispensabile e corroborante, dopo aver fatto due piani di scale per andare dalla sala colazione al ponte solarium, per poi fare di nuovo capolino nel locale cibarie per il mandatorio snack della merenda, cui ha fatto seguito addirittura una massacrante e sfinente partita a minigolf lungo le cinque buche del master deck fiancheggiato da un mare adriatico quanto mai invitante e accogliente . Trovandoci in area teatro di terribili scontri armati risalenti a non troppi anni fa, non abbiamo grosse difficoltà a reperire ordigni bellici inesplosi che utilizziamo per cercare di riportare nel mondo di noi comuni mortali il perennemente riposante Tommaso che utilizza ogni possibile istante per schiacciare un pisolino, per dedicarsi a una siesta, per entrare nel beato mondo dei sogni ma Dubrovnik val bene una gran sveglia ed eccoci in terra croato a visitare questa tanto decantata località che non smentisce la sua fama, anzi ...

Ovviamente non ci uniamo ai carri bestiame che caricano torme di passeggeri sempre più grassi dopo cinque giorni di mangiate senza limiti e senza ritegni, arriviamo direttamente in centro ove rimaniamo molto sorpresi dal constatare che gli indigeni, realmente scontrosi e poco ricettivi, espongono a chiare lettere la loro intenzione di ricevere solo pagamenti cash, in moneta locale, rifiutando sdegnosamente il teoricamente ben gradito euro, non il miglior biglietto da visita per coloro che giungono carichi delle migliori intenzioni consumistiche e che si ritrovano di fronte a costi proibitivi e prezzi esorbitanti che spezzano le ossa e mozzano il fiato. La città è in ogni modo meravigliosa, tutta cinta da mura risalenti al periodo della grande repubblica veneziana, di cui mantiene spirito e immagine, con viette e viuzze lastricate di una pavimentazione a dir poco splendente, con architetture assai fotografabili, in un contesto ove la pulizia regna sovrana e il rimpianto per la sosta fin troppo breve non tarda certamente a farsi sentire, soprattutto grazie alla tipica serata perfetta, con temperatura ottimale e un tramonto, dietro alle isolette che punteggiano il golfo, semplicemente memorabile.

Un calar del sole da paura ci accomiata da questa splendida avventura, ci viene il magone e mille rimpianti si accavallano mentre ci diamo dentro alla stragrande con scatti e shooting, dando un arrivederci alle coste croate che ci piacerebbe molto poter rivisitare, il trenino danzante dei crocieristi al suono dell’immancabile Disco Samba è il preludio della mestizia e della tristezza che si concretizzano all’ennesima potenza al risveglio nel porto di Ancona. Qui è necessario evidenziare una pecca dell’organizzazione che prevede uno stop forzato riducendo la permanenza in gioielli del calibro di Santorini, Mikonos e Dubrovnik, per farci passare dieci ore quasi inutili in terra marchigiana sulla strada del rientro, una rivisitazione della rotta pensiamo proprio debba essere un must, se poi ci aggiungiamo la giornata grigia e uggiosa, il tutto ci porta a non apprezzare al meglio alcuni monumenti come la Cattedrale di San Ciriaco o la meravigliosa Chiesa di Santa Maria della Piazza, straordinarie testimonianze di arte sacra paleocristiana con successive influenze romaniche, che meriterebbe più degna considerazione.

Si dice spesso che il troppo storpia, che l’esagerare può portare a rovinare il tutto, riflettiamo a lungo, lasciamo la decisione a un voto democratico, anche se non via web stile certi scappati di casa ultimamente poco sulla cresta dell’onda, e non appena scesi dalla nave battente bandiera MSC ci scapicolliamo in centro Venezia, lasciamo un rene alla biglietteria del vaporetto ma crediamo senza ombra di dubbio che mai scelta fu più azzeccata per concludere ai massimissimi una già di per se vacanza eccezionale: la Serenissima è veramente inimitabile e impareggiabile, incredibilmente pulita nonostante tutte le grida di allarme al riguardo, affascinante, luccicante, splendente, ci lascia senza fiato nelle tre ore in cui cerchiamo di rifarci gli occhi tra campielli, piazze, ponticelli, canali, chiese, palazzi a dir poco magnifici, che mantengono ancor oggi lo sfarzo di quanto doveva essere il mondo straordinario che Venezia dominava con classe, eleganza, storia e cultura semplicemente unici al mondo !