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Coerenza, scelta sempre uniforme, mai lasciare la strada certa per quella incerta, perché rischiare quando si è sicuri del risultato, vale la pena sfidare il fato, mille detti ed infinite credenze popolari potrebbero essere prese in considerazione per analizzare e commentare la scelta dell’ennesimo trip to Dubai iniziato mercoledì 13 Aprile dell’anno del Signore 2017.
Sinceramente abbiamo perso il conto del numero di volte in cui ci siamo appropinquati nella perla degli Emirati Arabi Uniti, sarà l’età, sarà la demenza senile, sarà perché ci piace talmente tanto il tutto da ipotizzare di non accorgerci nemmeno dello slot per il transfer spazio temporale che ci ha catapultato al caldo, caldissimo del terminal 3, un vero cameo ingegneristico che raggiungiamo dopo aver sbarbellato per tutto il volo a causa di un termostato certamente mal calibrato, che ci ha ridotti ad una colonia di pinguini sul pack della calotta polare antartica, causando nel vostro adorato cantastorie addirittura una tonsilla modello pallina da tennis riserva speciale Wimbledon.
Sinceramente ci sconvolge per non dire deprime il saper di dover dare del frusciante a coloro che sponsorizzano malamente e inopinatamente la seconda squadra di Milano, ma effettivamente il servizio Emirates, pur in un’economy pigiati come sardine sottovuoto su un 777/300 pieno all’inverosimile, è comunque cosa degna di nota, i ragazzi mangiano e rimangiano, la scelta dei film è infinita (sorteggio la visione de La ragazza del treno e Inferno tratto dal best seller di Dan Brown, entrambi molto al di sotto delle aspettative) e le playlist componibili assolutamente di livello memorabile.
Io mi accontento di far ballare i succhi gastrici sulle pareti delle vaschette di mousse al triplo cioccolato e su una schiacciata di patate universalmente conosciuta come purè, mentre i pargoli non ancora sazi e bisognosi di calorie provvedono bene ad aumentare il tasso di trigliceridi non appena adocchiata sulla terra ferma l’insegna del re del pollo fritto mondiale, in un mall aperto solo nella sua area food court, mentre il narratore si limita ad ammirare il loro perenne movimento mandibolo-mascellare.
Sarà che sono reduce dall’ultimo mattone di Ruiz Zafon con ottocento e più pagine dedicate al labirinto degli spiriti, ma effettivamente i lunghi corridoi bui e tetri, desolatamente vuoti, hanno un qual che di spettrale, sinistro e quasi macabro, allunghiamo il passo rimbombante sulle volte ricoperte di piastrelline di mosaico in puro stile moschea e raggiungiamo molto più che volentieri il giaciglio ben rifinito e decisamente raffinato brandizzato Premier Inn
Un più 39 sulla colonnina del mercurio ambientale ci accompagna lungo il placido scorrere della sabbia nella clessidra del tempo, mai in vita nostra abbiamo passato così tanto tempo nella liquida soluzione H2O, ci intrufoliamo furtivamente nelle proprietà di conoscenti di settima mano e cerchiamo strenuamente di approfittare del minimo refrigerio dato dalle tre piscine a disposizione del condominio fronteggiante Marina Walk, ove con sgomento notiamo l’abbattimento del sontuoso yachting club, sacrificato sull’altare dell’ultimo centimetro cubo edificabile nel sempre più esclusivo e richiestissimo quartiere a cote’ de la plage.
Niccolò e Tommaso sono fantastici, strepitosi, hanno un legame simbiotico, appaiono gemelli monozigoti inseparabili, totalmente amalgamati, con un’unità d’intenti invidiabile, assolutamente indivisibili, strenuamente partecipi nei confronti di una condivisione di gusti musicali, alimentari, umani, personali, semplicemente i figli perfetti che ogni genitore vorrebbe veder crescere oppure affiancato alla propria erede femminile.
Ceno, lungo le anse della Marina punteggiata da infiniti ristorantini ognuno dei quali con luci, odori, sapori, aromi, caratteristiche e peculiarità proprie, con un amico che, udite udite, squilli di trombe e percussioni di gran cassa, parla infinitamente più di me, un fiume di vocaboli in piena perenne, una valanga di locuzioni, una colata di frasi, aneddoti, proposte, progetti, iniziative senza confini, ai posteri l’ardua sentenza sul fatto se si tratti di spremitura dei suoi neuroni o merito di qualche sostanza di dubbia e lecita provenienza.
Cerco di imitare precedenti esperienze di dieta detox, corretta ed equilibrata, focalizzata su frutta fresca magistralmente sminuzzata per evitare ogni tipo di difficoltà al cliente del supermercato che si vede anche insacchettare l’acquistato da un solerte inserviente, ma in quest’occasione devo ammettere che il tentativo è miseramente fallito causa temperatura ambiente da altoforno. I cubetti di anguria risultano ben presto una poltiglia agglomerata che fa coppia con le Vivident semplicemente sciolte pur nel loro box cartonato .
Esiste a questo punto un’unica soluzione, l’uomo in ammollo e così cerco una mutazione genetica durante l’intera giornata passata in acqua per tentare di trasformarmi da brutto rospo a leggiadro delfino, ad elegante farfalla, a simpatica rana per compiere ogni tipo di disciplina natatoria nel liquido della pasta quasi scotta ..
Orfano volontario dell’armamentario fotografico, tra un rimpianto ed un singulto, supplisco con la nitidezza e le sempre affidabilissime qualità delle ottiche dei meravigliosi device Samsung, sperando da qui all’eternità di potermi cimentare con l’apoteosi del S 6 Edge, e riesco ad inserire qualche casella mancante nel repertorio delle migliaia e migliaia d’inquadrature precedentemente collezionate, grazie al sorriso stampato ed alla nonchalance più indifferente che mi permette, riverito ed ossequiato da usceri e concierge, di entrare indisturbato nelle strutture ricettive più eleganti ed esclusive, vivamente consigliate tra i migliori motori di ricerca alla voce “ cià c’andemm” …
Lasciamo la spiaggia infuocata, non un alito di brezza, nessun tipo di refrigerio, nullo il tentativo di rinfrescare le terga nell’infinità acquatica surriscaldata, troviamo rifugio tra le rinfrescate mura alberghiere ove, inizialmente entusiasti ed euforici, ci trasformiamo con il passare del tempo in passivi spettatori attoniti e sbigottiti nel corso dell’ennesimo trauma calcistico subito dagli ex dominatori del Triplete, una vera e propria tragedia senza precedenti, una catastrofe senza alcuna scusante, al cospetto della rimonta delle forze del male assoluto, proprio da oggi di proprietà di una catena per la ristrutturazione delle unghie con gli occhi a mandorla .
Sembriamo catatonici, pensiamo di essere i protagonisti di un film horror di serie B (loro si che ci sono abituati), barcollanti lasciamo il maxy schermo cominciando una sequela INTERminabile d’improperi, maledizioni, insulti e saracche contro il Profeta e tutte le sue concubine di dubbia provenienza vestite di rossonero.
Cerchiamo di resistere al suadente richiamo del Dubai Mall, che come una sirena tentatrice calamita a se l’ignaro viandante, pur consapevoli di tale rischio siamo costretti dal grossolano errore dell’emiratino acquisito che prenota un ristorante chiuso, sono pazzi questi romani, a raggiungere lo specchio d’acqua fronteggiante i milleduecento negozi ove, per la boh esima volta assistiamo allo spettacolo di fontane tonanti e luci accecanti, in questo caso ammirato dall’interno di un ristorante libanese, immaginate la mia gioia dilagante e dirompente, che lasciamo dopo aver perso cena facendo qualche centinaio di papille gustative causa frattaglie alla griglia leggermente saporite ed aver avuto bisogno di un treno merci di Citrosodina per poter digerire un conto tutt’altro che insipido.
Da queste parti la campagna contro l’abbandono degli animali non deve aver attecchito molto per cui vengo dimenticato al bordo di una piscina, sotto un sole bastardo, senza neanche una ciotola d’acqua ed una vaschetta di croccantini, dai due ex pargoli che, padroni assoluti del territorio, si dedicano alla vera e propria attività fondamentale per cui è universalmente apprezzata Dubai: lo shopping sfrenato, ossessivo e compulsivo, praticamente incontrollabile.
Decido al calar del disco infuocato di armarmi di tappi per le orecchie, porto tripla dose d’acqua per le corde vocali dell’inimitabile racconta favole ciociaro, quanto mai caciarone ma al tempo stesso simpaticamente fanfarone, e con un percorso netto caratterizzato dall’assoluto evitare di mettere mano al portafoglio, visito alcuni dei templi mondiali del lusso, dello sfarzo, dello sfoggio, della sontuosità, della magnificenza, del fasto, dell’apoteosi, dell’esagerazione.
Tra macchine da capogiro, imbarcazioni da svenimento e boutique lontane secoli luce dalle possibilità dei comuni mortali (non male giubbotto di pelle di coccodrillo made in Italy dal contenuto cartellino di 100.000 euro), tocco con mano ed immortalo con pixel scorci emblematici di un altro pianeta, tra i servizi extra lusso del complesso Jumeirah, Burj Al Arab, 360, i minuziosi dettagli extra tutto dell’Al Qasar Medinat, i particolari fin troppo curati degli sfavillanti marmi del St Regis, per concludere con le avveniristiche utopie di arredo e di design del proiettato nel quarto millennio W, chiaramente ispirato al tratto ed allo schizzo dell’archistar monzese.
Facciamo una colazione come se non ci fosse un domani, omelette, formaggi, cereali con latte, verdure fresche, macedonie varie, yogurt di ogni genere, muffin, pain au chocolat, pane tostato con butto e marmellata, roastbeef freddo, ogni cosa viene adocchiata, impiattata, ingurgitata al punto che più che satolli ritorniamo nei lettini per la prima fase digestiva che proseguirà certamente per molte ore.
Schizziamo come palline impazzite nel folle flipper della vita quotidiana locale che ci vede proiettati da una parte all’altra della città, facciamo collezione dei biglietti del metrò che prendiamo con una continuità ed una facilità irrisoria, perdendo però il conto della strisciata della plastica fantastica, pesantemente erosa da spostamenti comunque impensabili sotto un sole che continua imperterrito a martellare come un fabbro ferraio (dicono che fossero vent’anni che non si proponeva una Pasqua così torrida)..
Probabilmente siamo poco fantasiosi nel puntare il dito sulla sfera del mappamondo, forse non abbiamo il coraggio di sfidare l’avventura verso mete più esotiche, magari prossimamente l’emozione che ci avvolge ogni volta che raggiungiamo Dubai si trasformerà in routine, ma al momento non riusciamo proprio ad immaginare una vacanza più comoda, attraente, piacevole, rilassante ed appagante di quella appena terminata e già auspicata per una speriamo quanto mai prossima replica.
Ora l’attesa è per la indispensabile supervisione dei Braca Brothers che, con la loro ultra-super-iper-stra-mega innovativa web agency Madeonline provvederanno a diffondere worldwide le gesta eroiche e le immagini epiche di questa parentesi pasquale apprezzata in ogni minimo dettaglio, minuzia, particolare.
Sulla scaletta dell’aereo del rientro la sorpresa più grande, il regalo più inaspettato: la salivazione s’inaridisce, la respirazione si blocca, la palpitazione cardiaca batte in testa, l’equilibro da segni d’incertezza, il Capitano, colui che ci ha portato sul tetto d’Europa, per una memorabile galoppata vincente, che ci auspichiamo irripetibile per le compagini minori italiche, si ferma tra noi tra sorrisi ed abbracci, facendo capire la semplicità e la dignità di un grande Uomo chiamato Javier Zanetti !!