DUBAI - DICEMBRE 2012

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Un vecchio detto asserisce che "Errare e'umano, perseverare e' diabolico", se tutto cio' fosse realta' passeremmo il resto della nostra esistenza ad esser dilaniati dalle fiamme dell'inferno, dopo l'ennesima ma quanto mai gradita replica e ripetizione della trasvolata verso Dubai.

Googoliamo una non ben definita compagnia di aviogetti turca che ci propone una combinazione a dir poco vantaggiosa, chiudiamo gli occhi e pigiamo il tasto di conferma per l'emissione del biglietto elettronico, ormai e'deciso, non possiamo piu' pentirci.

Si parte dal Caravaggio bergamasco il 23 dicembre, sazi della strepitosa cena pre natalizia  e, senza aspettare il signore vestito di rosso dalla lunga barba bianca, cerchiamo di lasciarci alle spalle freddo e nebbia, tentativo che ci viene ostacolato in tutte le maniere da una fin troppo diligente, per non dire deficiente, assistente di terra che non ha nessuna intenzione di farci imbarcare causa mancanza dello stato di famiglia comprovante la mia paternita' ..

Dopo aver cercato in tutti i modi di far capire che li ho, seppur in minima parte, creati, sfornati e quindi sfamati e vestiti in tutti questi anni, i pargoli ricevono il via libera pochi istanti prima che al Tommy saltasse il nervo, gia' abbastanza teso per l'imprevisto burocratico.

Controllo bagagli minuzioso all'inverosimile con sequestro della micidiale forbice a punta tonda da asilo infantile, pur imboscata nel migliore dei modi, ed atterraggio in uno sconosciuto aeroporto  di Istanbul ove Tommaso, per giustificare la neve ai bordi della pista turca, pensa bene di fare i compiti per ben sei minuti.

Arriviamo a Dubai in perfetto orario ma una mai vista fila al controllo del bulbo oculare per l'ingresso negli Emirati (novita' tutt'altro che apprezzata alle cinque di mattina) ci fa perdere  almeno un'ora tra mugugni, lamenti ed improperi mal trattenuti dai due angioletti.

Pensavamo di aver raggiunto caldo, tepore e calore ma un nebbione stile naviglio pavese ci abbraccia avvolgendoci in batuffolosi nuvoloni di bianco vapore, facendoci dubitare dell'esatta destinazione del nostro atterraggio.

La metro non e' ancora attiva per cui prendiamo uno degli innumerevoli taxy a disposizione, dotati di un computer al posto del tassametro che indica anche i secondi di permanenza nell'abitacolo ed i centimetri percorsi fino al traguardo indicato, ove ci buttiamo a capofitto tra le accoglienti braccia di Morfeo.

Scalpitanti come puledri allo stato brado ci lanciamo al galoppo verso la spiaggia dove il nostro cuore, dopo un primo sussulto, ha un vero e proprio arresto: l'immensa battigia a noi tanto cara e' quasi completamente off limits causa fondamenta dell'ennesimo mall, un centro commerciale pied dans l'eau che ci sconvolge, ci disorienta e che nel giro di qualche mese  mutera' per sempre l'immagine e la prospettiva del lungomare di Dubai Marina.

Abbiamo sempre ammirato la capacita' degli Emirati, di Dubai in particolare, di sviluppo, di modernizzazione e di evoluzione ma a tutto riteniamo ci sia un limite e questa costruzione al momento ci appare assolutamente fuori luogo ferendoci intimamente e violentandoci moralmente.

Entriamo nell'appena inaugurato Cafe' del Mar, dependance marina del fantasmagorico ippodromo di Meydan, indescrivibile realta' da tre miliardi di dollari visitata l'anno scorso e dedicata al puro divertimento dello Sceicco per le sole cinque dicasi cinque competizioni annuali di ippica, ove veniamo colpiti dall'eleganza perfin troppo ricercata di una spiaggia con piscine a sfioro, musica lounge, atmosfera rarefatta, rapporto di venti inservienti per singolo cliente e ticket di solo ingresso pari a cento euro a capoccia, aria da respirare esclusa.

Questa mattina ho finalmente capito che il tempo scorre per tutti, che e' impossibile fermare l'orologio della vita e che ormai e' arrivato il momento di far passare le nuove generazioni: la corsetta mattutina lungo il walk dei canali interni della Marina mi ha messo di fronte ad una triste realta' in cui sono stato brutalmente annichilito e sbeffeggiato dall'atletismo e dalla dinamicita' di Nico e Tommy che erano gia' in doccia mentre io arrancavo ancora sulla strada del ritorno dalla sgambata mattutina.

Essere cittadini del mondo significa anche ampliare i propri orizzonti alimentari ed ecco che per santificare il cenone natalizio ci uniformiamo ai gusti internazionali, dimentichiamo i crismi della tradizione ed i precetti della dieta mediterranea, pasteggiando abbondantemente ad american stuffed croast thanks to magic Niola, french fries and large coke.

Primo contatto con il consumistico mercato degli outlet ove non fatichiamo a trovare prodotti ampiamente al di sotto della meta' dei prezzi applicati nell'itaglietta di stampo Mario Monti, bimbi al settimo cielo per Vans, Hollister, Abercrombie, Nike, Billabong e Quick Silver alla faccia del concetto del no logo & no brand.

Giornata intera passata in spiaggia, immancabile pistone di biglie con il vecchio genitore che asfalta i rampanti giovinastri che si vedono costretti ad abbassare la cresta nonostante i roboanti propositi bellicosi e tramonto sul Golfo Persico in presenza di elementi di ogni stirpe, razza e ceppo umano: incontriamo americani dalla stazza elefantiaca con disgustosi rivoli di grasso flaccido, arabe che fanno il bagno completamente vestite terrorizzate di vedere fuoriuscire una ciocca di capelli, modelle russe con il tariffario in bell'evidenza sulla schiena sopra il ridottissimo costumino, stalloni napoletani dal corpo tatuato e dagli ormai dimenticati occhiali a specchio lucidissimo, tutto qua fa parte del gioco e come disse la mitica Marta "allora giochiamo anche noi"

Nel paese teoricamente piu'evoluto e sicuramente piu' proiettato verso il futuro, ha dell'incredibile non riuscire a trovare un hot spot wi fi free, in parole povere un punto in cui collegarsi a babbo morto verso il diabolico sistema tecnologico che sta rovinando l'esistenza di intere popolazioni ormai irrimediabilmente ed orribilmente schiave di una connessione.

Il buon Nico, in questo caso molto simile al buon Fabio di Striscia la notizia, appare come un rabdomante in cerca di un segnale dalla troposfera, non rivolge la parola a nessuno e vaga sperduto con il braccio alzato, armato del suo inseparabile smartphone xperia Sony Mobile (la pubblicita' e' l'anima del commercio) cianciando di incomprensibili broadcasting ipertestuali.

Dopo una stupenda giornata di sole, sotto un cielo blu dipinto di blu, felici di stare quaggiu', ed un pomeriggio di frizzi e lazzi in un mare caldo ma dal moto ondoso decisamente rinforzato, subiamo l'onta di essere presi a male parole da donna velata e forse barbuta, stizzita dal fatto che siamo saliti nello scompartimento della fantascientifica metropolitana, totalmente sopraelevata, riservata alle sole procreatrici dei tifosi di Maometto.

Imbucandoci di soppiatto nel piu' esclusivo e raffinato beach club di Dubai, riviviamo l'emozione dello scrocco regale di cui abbiamo beneficiato l'anno scorso grazie ad imprevisto forfait famigliare, assoporiamo l'ambiente curatissimo, elegante, snob e respiriamo a pieni polmoni l'ossigeno dei ricchi, piu' rarefatto e puro di quello di noi comuni mortali.

La lingua del gioco del calcio e' Internazionale, non conosce confini, razze, religioni ed e' un'emozione vedere i cuccioli, su un prato curato come i centri tavola di Buckingam Palace, avventarsi con foga, grinta e determinazione al fianco di altrettanto famelici inseguitori della rotolante, tra cui si stagliano due piccoli lord inglesi, sicuramente dotati di incredibile classe pedatoria ma talmente irritanti in finte e dribbling da far invocare a tutti i presenti la discesa di San Goicoichea perche' possa fracassar loro in tredici pezzi tibie e peroni.

Dopo la puntuale ed indispensabile segnalazione della moglie dell'architetto degli architetti, gli ingegneri emiratini hanno pensato bene di progettare e realizzare un'avveniristica struttura in acciaio e vetro, stile ascensore della reggia gallaratesca, attraversata da chilometrici tapis roulant affinche' giunto alla stazione del Dubai Mall, il turista spendaccione non consumi neanche una fibra di energia nell'arduo attraversamento della piazza antistante il grattacielo piu' alto del mondo e possa cosi' comodamente entrare carico a mille nel girone dantesco caratterizzato dai lussuriosi e goderecci milleduecento negozi ivi presenti.

In un paese cosi' democratico e permissivo, dominato con un potere piu' che assoluto dalla famiglia dello sceicco padre padronedi tutto  ( ben inteso comunque il ramo povero rispetto a quello di Vito),  e' uno spettacolo leggere gli obblighi e le restrizioni applicate nella metropolitana, ove esistono multe e salatissime ammende per chi fuma, chi dorme in loco, per chi getta la carta a terra, per chi mette i piedi sui sedili, per chi blocca le scale mobili, per chi beve alcolici, per chi fa effusioni in pubblico, con arresto immediato per chi ... sogna le donne nude .

L'arrivo di Annie coincide con il ripristino dell'ordine precostituito, con la fine della nostra parentesi anarchica, con la soppressione dei nostri moti rivoluzionari, con il tramonto della nostra primavera di Praga, addio caos, disordine, mancanza di orari e di regole ma nello stesso tempo di creativa e democratica proposta insurrezionalista fondata sui concetti di autonomia autogestita.

Arrivati all'Old Suk lungo il Creek, braccio artificiale di mare ove si svolgono i piu' loschi commerci di dubbia provenienza, lascio mercanteggiare gli altri componenti del team prima di intervenire nella trattativa finalizzata all'offerta pubblica di acquisto per la totale proprieta' di cinque pashmine di puro cashmir.

La transazione e' serratissima, estenuante, snervante, la differenza tra domanda ed offerta praticamente incolmabile, il tutto si tramuta in una partita stile scacchi ove ogni sotterfugio e' ammesso ed ogni bluff svelato, ma alla fine ce l'ho fatta, l'indiano viene sottomesso alla mia proposta capestro, il tesoro portato in  salvo e grazie ad Amaro Montenegro tutti vissero felici e contenti.

Sinceramente stremato, con occhi cerchiati dalla stanchezza e spirito spossato dalla tensione emotiva, seguo passivamente la comitiva che attraversa in piu' occasioni il Creek, vuoi sulle tradizionali abra, taxy acquatici quanto mai robusti e caratteristici, vuoi con il bus che, incanalandosi nel caotico traffico di Deira, ci fa vedere un ulteriore spaccato di questa citta' dai mille volti e dalle infinite tonalita' (visti i tempi e soprattutto i luoghi meglio non far riferimento alle... sfumature !!).

L'inseguimento del miraggio di un noto brand dello street casaul giovanile ci fa girovagare per la parte meno commerciale e conosciuta dell'emirato, visitiamo l'heritage village ricostruzione abbastanza fedele del nulla piu'assoluto in cui si viveva fino a vent'anni fa in questa desolata landa desertica e curiosiamo nel mercato delle spezie e dei tessuti, apprezzabili anche se non indimenticabili, con rientro by metro ove subisco il disonore di vedere un cortesissimo filippino olivastro alzarsi dal sedile per far posto all'attempato creatore di questo universalmente adorato diario.

Alla facciaccia di roboanti menu' strillati in tutte le lingue dello scibile locale, degli sfavillanti annunci per elegantissime tavolate, degli iper esclusivi party con inviti vergati su lingotti dorati, santifichiamo il cenone di Capodanno con una raffinatisima selezione di prelibatezze che spaziano dal pate' su letto di crudite', al filetto di salmone teste' affumicato per l'occorrenza, alle capocchie di riso basmati ingioiellate da gamberetti flambee', il tutto cooked by Annie.

Gli ultimi tre veglioni di San Silvestro ci hanno visto in territorio degli emiri, il primo anno sotto la cascata di luci, fuochi e suoni provenienti dagli ottocento e passa metri del palazzo piu' alto del mondo, quello successivo sulla spiaggia della Marina in un crogiulo meraviglioso di people coming from all over the world, mentre l'inizio del ventitredici ci ha visti unici visi pallidi sulla battigia fronteggiante il Burj el Arab.

Non potevamo certamente trovare luogo piu' rappresentativo ove aspettare lo scoccare dell'anno nuovo, l'albergo a vela e' il simbolo del loro potere, della loro opulenza, della loro esagerazione, noi rimaniamo affascinati dai meravigliosi e spettacolari giochi pirotecnici sotto la luna piena, con tutte le costellazioni a farci da carosello luminoso ed una quasi calda brezza proveniente dal dirimpettaio Iran ad accarezzarci i volti sempre piu' abbronzati.

C'e' chi puo'essere definito ossessivo e compulsivo per tante carenze psicologiche ma tale atteggiamento e'assolutamente riscontrabile anche nella famiglia Caprotti al cospetto dei fantastici saldi applicati da Sun & Sand ove ci tramutiamo in mostri dai molteplici tentacoli per poterci accaparrare i prodotti A&F, con lacrime e sangue della carta di credito che comincia a boccheggiare per eccesso di striscio.

La mia principale dote, o forse l'unica, e' la coerenza ed allora non potendo certamente snaturare la mia indole ed il mio istinto eccomi replicare con estremo piacere l'applauditissima mise della precedente collezione primavera-estate, che mi vede anche in questi giorni protagonista sulle passerelle della Marina di Dubai con il pigiamino Tezenis grigio tortora.

Passiamo la mattinata in spiaggia ove rivediamo, e ribastoniamo sonoramente a biglie, i quattro milanesi precedentemente visualizzati, tipici rampolli dell'alta borghesia meneghina, intenti piu' alla scoperta dei locali trandy, chic, expansive e glamour dell'emirato che ad una oculata gestione delle proprie uscite finanziarie.

Contagiati da questo trand, ci crediamo nababbi saltiamo su un taxy in corsa, irrisoriamente conveniente, e ci arrampichiamo sulla palma, isola artificiale a dir poco fantascientifica, ove entriamo allo Zabel Seray ed al Kempinsky, entrambi hotel che hanno perso il conto di quante stelle hanno sulla propria insegna, prima di accomodarci al One&Only, modesto e per nulla appariscente bivacco di Vito il Mito quando passa in zona ( la piscina infinita con isole punteggiate da lussureggianti palmizi e' proprio da una ed una sola al mondo )

Ci si blocca la respirazione, la mandibola arriva a toccare le ginocchia di fronte a cotanto sfarzo, sitanta eleganza, codesta raffinatezza che raggiunge lo zenit quando prendiamo l'aperitivo al Jetti, lounge bar ove tutto e'semplicemente perfetto: spiaggia curatissima, passerelle in legno verso il pontile illuminato, gioco di luci abilmente mixate in sottofondo, musica quanto mai orecchiabile, gazebo eco chic sparsi sotto le palme, vista da cartolina mozzafiato mentre le prime luci si accendevano sulla parata di grattacieli alle nostre spalle e, soprattutto,  conto per due aperitivi inferiore a quanto avremmo speso al bar dell'oratorio di San Gerardo a Monza.

Cominciando da bag man, l'addetto all'insacchettamento dei tuoi acquisti dopo la cassa

l'attenzione nei confronti dell'ospite e' maniacale, il servilismo rasenta il lecchinismo,

speriamo una volta per tutte che con pene severissime facciano capire che inchinandosi e genuflettendosi  al mio cospetto mi devono interpellare come Milord e non con il troppo popolare Sir...

Alina ed Alvina, due damigelle quattordicenni imparentate direttamente alla casata della famiglia imperiale degli Zar di Russia, in maniera quanto mai educata e leziosa avvicinano i nostri due pulcini inermi che vengono difesi da mamma chioccia, cui si erano rizzate immediatamente le antenne radar , all'erta di fronte a qualsiasi tipo di approccio personale ed umano, soprattutto se proveniente da una certa stirpe e genealogia.

Portiamo Nico e Tommy, ancora sovraeccitati dal loro primo incontro con ragazze russe, a vivere in prima persona la classe, lo charme e la raffinatezza della lounge dell'Armani Dubai, facendo loro nel contempo un lavaggio del cervello stile KGB, per metterli in campana su potenziali rischi e possibili conseguenze di rapporti troppo INTERpersonali.

Ultimo giorno dedicato al completo e totale crogiolamento all'amico sole che non ci ha lasciato neanche un secondo durante tutta la vacanza, cazzeggio tra piscine lussureggianti del Ritz Carlton, onestamente tipicamente ancien regime francese, e spattacolari osservatori al 53 piano del Mariott prima di organizzare, con mestizzia e rimpianto, armi e bagagli per il non desiderato rientro.

L'arrivo in un minuto e diciotto secondi del taxy chiamato alle due e mezza di notte ci da l'ennesimo e forse definitivo schiaffo morale circa l'organizzazione e l'efficenza di questa citta' that never sleeps. ..