DUBAI – GENNAIO 2022

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Mentre il mondo INTERo sta combattendo una battaglia senza limiti, senza barriere, senza esclusione di colpi e di mezzi per affrontare quella che potenzialmente sembrava una innocua influenza proveniente da un dimenticato mercato animale del sempre sconosciuto e misterioso continente cinese, facciamo un rapido consiglio di amministrazione turistica, uniamo idee, progetti, sogni e fantasie ed il triumvirato, il trio delle meraviglie, la triade perfetta, i tre moschettieri, il tris d'assi componenti il lato maschile del ramo della famiglia Caprotti propende all'unanimità per farsi timbrare il passaporto negli Emirati Arabi Uniti, usato sicuro, certezza assoluta, Rispetto all'incerto ed all'imprevisto, magari più intrigante ed affascinante ma certamente meno tutelato da un certificato di garanzia comprovato da decine di puntate ed episodi vissuti con estremo e totale piacere in loco.


Organizzazione del trip tenuta fino all'ultimo istante celata e nascosta, Niccolò oltre alle sue mille doti, qualità, caratteristiche può ora annoverare anche la capacità dell'ottimo giocatore di poker, impassibile non lascia trapelare nulla fino a pochi attimi prima del decollo, celando le carte da abilissimo biscazziere ma rivelando alla fine una scala reale che suscita ammirazione e gratitudine organizzativa.
Lasciamo la sonnecchiosa Brianza avvolta in uno spesso strato di nebbia, il panorama circostante è ovattato, batuffoli di vapore lattiginoso ci avvolgono e ci circondano durante il breve tragitto verso lo scalo di Bergamo Bassa, ove ci imbarchiamo su un volo Ryanair-Wizz Air che decolla inspiegabilmente con quasi due ore di ritardo senza alcuna spiegazione, motivazione, giustificazione direzione Sofia per lo stop tecnico, il cambio di aeromobile, l'aggiornamento delle carte di imbarco.
Se è possibile una citazione della nostra permanenza in terra bulgara, che mi fa sovvenire trepidi ricordi del mio passaggio volante in quel di Sofia, lungo la strada carovaniera che un decennio fa mi portò tramite la Via della Seta fino alla mitologica Mongolia,  è che sicuramente al momento della distribuzione mondiale di sorrisi e felicità il buon Dio si è dimenticato di fare tappa in zona, non un saluto, non un cenno, non una smorfia in qualsiasi e qualunque degli addetti aeroportuali, accomunati da un velo di tristezza e di malumore assai fastidiosi per noi provenienti dal calore mediterraneo del ceppo italico.


L'aviogetto della Fly Dubai è nuovissimo, modernissimo ma piccolissimo, non so come potremmo ipotizzare una tratta così a lungo raggio ma ci affidiamo alla speranza e godiamo del relativo confort di una carlinga incredibilmente vuota, abbiamo spazi a disposizione ovunque per cui è un gioco da ragazzi trovare l'alloggiamento più consono in vista dell'auspicato riposo aereo.
Chi fa per sé fa per tre è il mio credo esistenziale e anche in questo caso ha avuto il suo vero perché grazie all'idea di preparare dei panini stile pranzo al sacco per una camminata nei boschi, rifornimento alimentare quanto mai essenziale alla luce del nulla condito dal niente offerto durante la trasvolata che ho affrontato serenamente tra qualche raro appisolamento ed un ottimo inizio di lettura dell'ultimo legal thriller firmato John Grisham ancora grondante di inchiostro fresco.


L'abbraccio del clima emiratino al momento dell'apertura del portellone dell'uccello di metallo è assai gradevole, considerando che l'orologio segna le ventuno del tre gennaio, ma il percorso per raggiungere il terminal è un vero e proprio supplizio, dapprima refrigerati indi congelati infine assiderati i non più di trenta passeggeri del volo accelerano con il pensiero e con mille bestemmie in ogni lingua del mondo l'interminabile tragitto sul pulmino cella ittica.
Il taxista non ha il piede pesante, molto di più, sicuramente ci avvantaggiamo per la minima spesa per attraversare longitudinalmente dreamland ma nel contempo non riusciamo ad assaporare in nessuna maniera luci e colori di codesto contesto a noi così caro.
La location presso Damac Waves a Marina è stata studiata, scoperta e raggiunta grazie all'intuito del senior guy che ha azzeccato il miglior mix posizione, esposizione, rapporto qualità-prezzo, ci si aprono i battenti di un appartamento al sedicesimo piano di un palazzo che avrebbe certamente bisogno di notevoli rifiniture estetico strutturali ma che ci garantisce comunque un enorme salotto, una cucina, due stanze, tre bagni ed un terrazzo vista continuo work in progress nella costruzione infinita di questo folle conglomerato urbano.


Una rapida sgambata giusto per dare un take a look alle principali novità architettoniche della Jumeirah Beach Walk, frantumazione e masticazione di un qualcosa giusto per riempire le sacche intestinali, rifornimento presso un Carrefour aperto alle due e venti di notte, imparate sindacati italiani imparate, e dietrofront verso i giacigli molto sorpresi, stupiti, basiti ed anche un po' infastiditi dalla presenza, never seen before, di numerose signorine che cercano un approccio simpatico, ilare , passionale e personale con un Tommino in versione orso ringhiante.
Sei anni dopo il trionfo e lo strepitoso successo ottenuto dall'impegno, dalla determinazione, dalla volontà prettamente milanesi eccoci, curiosi come dei macachi, a varcare i cancelli dell'esposizione mondiale che si tiene nei possedimenti dello sceicco Rashid Al Maktoum, che giusto per stupire il mondo intero ha fatto costruire i venticinque chilometri di metropolitana per raggiungere Expo Dubai 2020 nel tempo in cui a Napoli imbiancano un attraversamento pedonale.


Non troviamo ressa alle biglietterie, ce ne sono solamente tre aperte ma in un battito di ciglia siamo dentro (colpo da maestri della premiata accoppiata Cocotomm che fanno comparire  dal nulla, come abili prestigiatori, tesserini universitari  che permettono loro di scavallare l'ingresso), dopo aver attraversato una stazione della subway che ci ha fatto credere di essere su un altro pianeta dato il susseguirsi di marmi luccicanti, di vetrate infinite, di serramenti in acciaio così brillanti da accecarsi, se queste sono le premesse tornare in Europa sarà veramente difficile.
Passiamo tutto il giorno ad entrare ed uscire da padiglioni ed hall di ogni parte del pianeta, tranne che per la teutonica fissazione della precisione dei tedeschi di Germania che ci fanno attendere veramente tanto, tutti gli altri spazi sono visitabili con estrema facilità, anzi sembra quasi che attendano l'ingresso di qualche curioso visitatore.
Non per essere patrioti, nazionalisti, autarchici e sciovinisti ma a mani basse, per distacco siderale, quanto proposto con i colori del tricolore è in assoluto il meglio per impatto visivo, emotivo, creativo, il made in Italy è un qualcosa di unico, straordinario, inimitabile ed anche a queste latitudini facciamo ampiamente la differenza.


Per dovere di cronaca si stagliano comunque sull'orizzonte le proposte e le presentazioni dell'Arabia Saudita, del Bahrein, dei mangia crauti, dei formaggi con i buchi ricoperti di cioccolato per tutta una serie di innovazioni tecnologiche, esperienziali, virtuali nonché subliminali e di Singapore, ove tra decine di migliaia di vasetti di piantine ordinate in maniera maniacale, si respira un'atmosfera di sostenibilità, attenzione per le sorti dell'ambiente e cura verso il prossimo perfino un tantino esagerati.
Non solo in occasione del termine di un esercizio finanziario è necessario redigere un bilancio ed eccoci pertanto a tirare le somme di questa giornata massacrante dal punto di vista fisico ma emozionante da quello emotivo ed esperienziale: 32117 passi effettuati, 1694 calorie consumate, 24 chilometri registrati sono il risultato della scarpinata odierna che si conclude con le gambe sotto al tavolo della pizzeria da Michele, boutique restaurant dirimpettaia alla ruota panoramica più grande al mondo, locale non tipicamente indigeno ove assaporiamo farina, acqua, pomodoro, sale, basilico e mozzarella prettamente partenopee con conto assai tanto saporito.


Incappiamo in una di quelle giornate che a memoria di cammello non si ricordavano da secoli, cielo grigio, vento caucasico, temperatura certamente non degna dei deserti che lambiscono il Golfo Persico, passeggiamo serenamente lungo Marina Walk, i cantieri ancora aperti sono pochissimi, non esiste millimetro quadro non edificato in questa laguna interna su cui si affacciano alcuni dei palazzi più avveniristici dell'emirato,  sarà la pandemia, sarà la crisi, sarà quel che sarà ma pochissima gente in giro, serenità e sicurezza la fanno assolutamente da padrone.
Decidiamo di effettuare una gita nel nulla più totale, prendiamo per la prima volta un autobus che ci porta praticamente nel deserto, punteggiato qua e là da condomini in costruzione, chissà chi mai li acquisterà,  nel bel mezzo dello zero assoluto a perdita d’occhio e ci ritroviamo al Miracle Garden, un parco ricoperto di fiori variopinti e profumatissimi che abbelliscono addirittura un aereo gentilmente donato dalla compagnia di bandiera autoctona ora famosissima in tutto il mondo, in verità nulla di straordinario se hai superato i trentasei mesi di vita ma il solo pensiero di quello che riescono a creare questi ex cammellieri ad ogni loro capriccio ci lascia semplicemente sbigottiti.
Passando al fianco di veri e propri quartieri, che in altre nazioni sarebbero considerati città viste le dimensioni,  quali Dubai Hills e Dubai Gardens capiamo il significato del metodo copia incolla, di control c control v, di costruzioni fatte con lo stampino, siamo veramente alla follia, centinaia, poi abbiamo scoperto addirittura migliaia di villette uguali, identiche, spiccicate, alla faccia della personalizzazione e della soggettività si susseguono all’infinito e oltre senza soluzione di continuità.


Se pensavo di essere un folle maestro nel riuscire ad intrufolarmi in ogni tipo di albergo per curiosare, fotografare, ampliare i miei orizzonti devo proprio ricredermi, Niccolò è un inimitabile principe assoluto in materia, con faccia tosta incredibile ed indefinibile riesce a sgattaiolare dentro all'Emirates Towers, entrando addirittura in una suite presidenziale al 52 piano, tra l'altro con ospite presente, per poi proseguire mettendo una tacca allo spettacolare last floor del Marriott Marquise on the Creek, seguito poi dall'Opus Me Melia dagli interni a dir poco futuristici ed fantasmagorici,  prima di concludere con il colpo di teatro, il gran finale, il tocco di classe del Celavi, piscina a sfioro alla sommità dell'Address Sky View, praticamente  là dove volano solo i falchi, per ammirare questo panorama follemente fantastico, che vede il suo culmine massimo con il Burj Khalifa a portata di dito, il palazzo più alto del mondo illuminato a festa sovrasta Business Bay e le fontane abbaglianti e danzanti a suon di musica, trovare il modo di mettere nero su bianco le sensazioni provate ritengo sia praticamente impossibile, senza ombra di dubbio il roof top più spettacolare che mente umana possa aver mai ipotizzato e soprattutto realizzato.
Una semplice porta ci fa vivere l'effetto sliding doors, da una parte il lusso sfrenato, esagerato, opulento, smaccato, eccessivo dei saloni dell'hotel, appena dietro l'angolo, a pochi centimetri di distanza, la fermata della metropolitana stipata di umili lavoratori, di poveri immigrati, di tristi personaggi che sono l'altra faccia della medaglia di questa realtà per infiniti versi sfavillante, luccicante, accecante ma al contempo incredibilmente disparitaria e diseguale.


Mattinata di impegni, disbrighi, commissioni, documenti e firme varie, talvolta è necessario anche quello per sistemare quanto rimasto in sospeso, per pranzo prendo, una volta nella vita, le redini del comando, decido di evitare la solita alimentazione modello fast food e baciati dall'amata stella solare, versione calore Emirati Arabi ci godiamo alla grandissima una serie di pietanze locali, absolutely not spiced, comunque apprezzate e approvate all'unanimità.
Quello che fino a tre anni fa era mare aperto fronteggiante Jumeirah Beach è diventato ora un'isola a tutti gli effetti, Bluewaters Island è sorta magicamente del nulla come una terra emersa dagli abissi, con la piccola precisazione che è stata immediatamente ricoperta di edifici elegantissimi, di negozi sinceramente attraenti, di ristoranti accattivanti, di locali calamitanti e su cui è stata appoggiata una gigantesca ruota panoramica che lascia stupito, basito ed allibito  chiunque con il naso in su.
Per una volta mi travesto da puro turista, decido di prendere posto sulla cabina, ovviamente pulita splendente ed igienizzata ad ogni passaggio e mi vedo proiettato nel blu dipinto di blu di un cielo meraviglioso, al culmine della salita il tutto si ferma, sarà pure stato un piccolo problema tecnico ma ho apprezzato all'accesso questa opportunità, che mi ha permesso un'infinità di scatti fotografici e una serie di reali emozioni che costudirò gelosamente nel mio bagaglio di esperienze di vita vissuta.
Per quanto riguarda gli Oscar ai personaggi particolarmente degni di nota, dovrò corrispondere dei diritti d'autore alle citazioni di Nico & Tommy che mi fanno osservare attentamente uno splendido ragazzo mulatto, scolpito nel granito, che deve averne vissute più di Bertoldo, Bertoldino e Caccasenno o meglio, guys dixit, è un sommelier della coca ed un enologo della figa, un vero dannato reduce da ogni tipo di follia ed eccesso tra Ibiza, Mykonos, Saint Tropez e Copacabana ed un paio di rappresentanti del gentil sesso sovietico che devono essere posizionate alla raccolta del martedì per il ritiro dell'eccesso di plastica applicata ad ogni loro particolare fisico.


Un più che conclamato affaticamento muscolare mi e ci porta a propendere per l'affitto di una autovettura per dedicarci alla scoperta di quelle sempre meno attrazioni, novità e sorprese a noi ancora sconosciute, è pur vero che ad ogni stagione, come per ogni collezione di haute couture c'è da aspettarsi di tutto tra le milioni di luci che punteggiano questo sceiccato fuori dal mondo, ma effettivamente i plurimi timbri locali sul passaporto ci rendono frequent visitors e best guests.
Ci dirigiamo sulla Palma, la risaliamo come scimmiette tra i rami ricoperti di splendide magioni e di strabilianti alberghi per trasformarci in inviati speciali dediti a pareri, commenti  e recensioni su queste dimore a dir poco paradisiache: facciamo tappa al Rixos, ove capisco che non esiste alcuna differenza tra me che arrivo con una Nissan Micra presa a nolo con due biglietti da dieci ed un vestagliato che scende da una Rolls da quattrocentomila euro, accarezzando delicatamente le piume di un pennuto sparviero da caccia che vale come un diamante De Beers, così come è praticamente la stessa cosa soggiornare nella nostra camera in affitto tanto quanto appoggiare le chiappe in un overwater dell'esotico Anantara da duemila cocuzze a serata, indi rimaniamo affascinati dalla costruzione del condomino Royal, strabiliante incastro murario, con giochi di pieni e vuoti indescrivibili, affacciato sulla laguna al fianco dell'arcinoto Atlantis, diamo voti molto alti all'elegante raffinatezza del Waldorf Astoria, osserviamo abbastanza distrattamente i fin troppo pomposi e ridondanti Zaabel Saray, Kempisky e Raffles prima di venire colpiti, per non dire schiaffeggiati dalla bellezza del W Westin Palm, moderno, colorato, attraente, accattivante.
Quando il Nico si mette in mente una cosa sembra imitare a tutto tondo la testardaggine del suo antenato genitore, aveva visto un frame di un' immagine ed ovviamente senza voler chiedere informazioni ed indicazioni ci fa girare mezzo emirato fino al momento in cui, dopo vari tentativi, riesce a trovare l'ascensore giusto per raggiungere the Palma View in cima agli ottanta piani del St Regis, determinazione e caparbietà non gli mancano certamente, ma al ventesimo resort visitato di poteva anche soprassedere.


Ovviamente non poteva mancare il momento dedicato allo sport ed allo svago ed ecco allora spingerci verso le propaggini delle dune sabbiose per assistere in una vera e propria cattedrale nel deserto, in tutti i sensi, ad alcune corse ippiche al Meydan, che più che un ippodromo sembra una strabiliante astronave calata tra mille lussi sul pianeta di noi umili terrestri, qui certamente più fortunati e decisamente molto, molto, forse troppo ricchi.
La psicologia è una brutta gatta da pelare ed ecco allora che l'orologio biologico suona la sveglia molto prima del previsto in concomitanza dell'ultimo giorno di permanenza in questa terra dai mille contrasti, dalle mille sfaccettature, dalle mille ed ancora di più attrazioni.
Giornata dal sole abbagliante, si potrebbe dire da spacca le pietre se solo ci fossero, optiamo a spada tratta  per un all the day long at the beach, corsi e ricorsi storici portano i figliuoli a ricalcare le tracce e le orme lasciate un lustro fa, lasciando immemore segno del loro passaggio, sul manto erboso dei campi di calcio sulla spiaggia del Royale Meridien, per concludere in bellezza il tutto tra cocktail, light lunch, bagni in piscina ed aperitivi in un ambiente quanto mai rilassante e accogliente.
Quando tutto pareva essere arrivato ai titoli di coda ecco le ultime due sorprese gentilmente concesseci dal sempre disponibile ente del turismo locale: una palla di fuoco rosso incandescente che tramonta dietro la ruota panoramica più alta del pianeta dando la possibilità di realizzare degli scatti che rimarranno per sempre impressi nelle nostre memorie cerebrali e digitali e lo spettacolo notturno di centinaia di droni perfettamente sincronizzati che volteggiano sopra le nostre teste come un magico balletto di libellule luminose nella notte araba.
Portiamo a termine l'allegra parentesi emiratina con alcune brevi considerazioni: Nico è veramente fuori dal comune nella gestione delle informazioni, delle indicazioni, delle ubicazioni, delle comunicazioni, delle certificazioni, Tommy è risoluto, preciso, deciso, pragmatico formando così un gruppo escursionistico senza eguali, la vacanza è stata perfetta, abbiamo visto tanto, di più, praticamente quasi tutto ( con esclusione del Five Palms, place must to be della dorata gioventù planetaria che caccia un duecentello solo per puciare i piedini nella piscina, ca va sans dire bevande escluse),  sicuramente cose nuove, inaspettate, per certi lati e versi persino sconvolgenti, ma credo in tutta sincerità che non ci stancheremo mai di apporre il timbro di ingresso a Dubai sui nostri documenti di viaggio.