FORMENTERA LUGLIO 2010

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Mai come quest’anno la parola d’ordine è TRIPLETA e allora apriamo la tavola rotonda disquisendo amabilmente se per le nostre esistenze terrene sia stata più emozionante e indimenticabile la stratosferica cavalcata europea dell’amata compagine condotta dal leggendario Mou o la meravigliosa riconferma del non c’è il due senza il tre in quel paradiso inserito nel contesto delle Isole Baleari e sogno di ogni vacanziero che a Formentera capisce cosa è l’eden paesaggistico, naturalistico, faunistico del pianeta terra.

Caricata a molla come l’elastico di quegli aerei con le ali di polistirolo, la grande Ale Niola non ci permette di serrare le palpebre forzatamente socchiuse alle quattro di mattina e con ogni tipo di discorso, di argomento, di aneddoto va contro ogni sua caratteristica peculiare e intrattiene altri cinque esseri umani impossibilitati a lanciarsi fuori dall’automobile in movimento.

Arrivo puntualissimo, trasferimento di armi e bagagli al porto, solito salasso per accaparrarsi un coupon valido per la traversata e alle nove della magnana echeggia l’urlo belluino dei festanti compagnoni nel mettere di nuovo alluce, indice, medio, anulare e mignolino sull’isola più sognata che promessa.

Mentre l’Ale era alla ricerca di un generatore di energia essendo psi spenta in maniera totale e irreversibile, monopolizziamo un coche nero opaco e due non velocissimi scooter assolutamente, traumaticamente e tragicamente uguali agli altri migliaia di mosconi blu elettrico gironzolanti in loco, il dramma del riconoscimento si sta già prospettando.

Il famigerato Pedro, padrone della locanda, introvabile e irreperibile figura mitologica inseguita per mesi nella speranza per i più vana di trovare una chiave per i suoi appartamenti, ci accoglie con baci e abbracci, pregustando il conto finale, e ci rifila la 88, numero da sempre diabolico e satanico, in realtà una finestra sul paradiso, affacciandosi in maniera sopraelevata proprio sulla spiaggia di Mitjorn, libidine assoluta stile vittoriosi derby annuali.

La linea di demarcazione tra il sacro e il profano è assai sottile e allora il rito quotidiano del saluto e dell’arrivederci al sole calante viene consacrato sull’altare del consumistico Dio denaro che smuove ogni cosa nel tempio del cucco sfrenato del Big Sur, vera e propria sede della più grande società mondiale d’incontri sentimentali e di meeting amorosi.

Rinserriamo le file, compattiamo il gruppo e accogliamo gli ultimi arrivati, come capo villaggio e capo animazione viene eletto per acclamazione il vostro adorato cantastorie che si prende letteralmente sulle spalle le sorti e le valigie dei vari componenti di questo melting-pot assai differenziato e quanto mai bizzarro per estrazione sociale, diversificata provenienza, esperienza lavorativa, conoscenza culturale e attributi personali….   

Non certo in ordine d’importanza ecco allora la già collaudata e apprezzata coppia Alessandro e Cristina, con lui maschio vero, verace e dominatore e lei sottomessa italica femmina devota e rispettosa, Corrado e Rosanna con principini eredi al seguito, nobiluomini di borbonica discendenza catapultati direttamente da un capitolo del Gattopardo, il mitico e leggendario Presidente ( inutile nominare nome e cognome anche per come sempre ovvie ragioni di privacy ) con in questo caso un’attempata e datata compagna, la sacra famiglia Gasparoli, dinastia dei tovaglioli, con il capostipite per la prima volta in vita sua senza mocassino da 1500 euro e in seria difficoltà nella scelta della plebea infradito, l’inaspettato duo Andrea Rizzi ( uno dei tre fratelli più belli di Monza che invece della pozione magica di Asterix ha trangugiato l’elisir del ringiovanimento perenne) con teutonica compagna incontrata solo qualche giorno fa, la coppia di fidanzatini cippa lippa trullalà tutto miele e tenerezze Max ed Ale con lui calatosi ( oltre che qualche pastiglia di dubbia provenienza) immediatamente nell’archetipo del formenterino perfetto e la famigliola del gatto con gli stivali ahimè azzoppatosi nel corso di una delle sue massacranti competizioni di triathlon ed ora a completo e totale carico della collettività.

Trovandoci esattamente all’intersezione della tangente secante il Piratabus e il Flipper Chiller, misceliamo egregiamente le melodie e i suoni provenienti dai due lounge bar must della stagione e in tipico stile ibizeno organizziamo al Caprottibus un happy hour sul terrazzo della magione, un centesimo di quello di reggia Gasparoli, e ci godiamo in ventiquattro un mundialito di sapori, gusti ed emozioni sotto le stelle .

Mentre le signore strisciano allegramente le già malridotte plastiche fantastiche, mi trasformo in Signorino Rottermayer e supervisiono alle attività ludiche degli otto pargoli, ormai padroni incontrastati del territorio, mi sdraio su un’amaca più che invitante, apprezzo ogni paragrafo scritto dal maestro Fabio Volo, godo del sensazionale comando brani casuali dell’I Pod consigliatomi da Max, colui che sa tanto di molto, e distolgo piacevolmente la mia mente, il mio essere e la mia persona dal mondo circostante.

Lo svegliarsi baciati dai raggi di un sole meraviglioso che filtra tra le persiane leggermente socchiuse, il contatto con una natura di una bellezza indescrivibile, il gettarsi in acqua come papà vermiciattolo e mamma lombrica ci fecero è un qualcosa di veramente emozionante che rende ogni anno di più questa incantevole località un pezzo della nostra vita e soprattutto dei desideri irrinunciabili durante i piovosi e lavorativi inverni padani.

Decidiamo di darci alla follia, la noche loca è cominciata come ovvio con il rito dello splash al Big Sur oggi esaurito in ogni ordine di posti, le signore accorciano l’orlo delle già inguinali minigonne, montano la stivalata da battaglia  e senza una vera meta girovaghiamo tra disco pub, disco bar, disco disco tra vecchie glorie del calcio nostrano imbolsite come bisonti, evanescenti bucatori del tubo catodico, meteore dell’immaginario collettivo, il tutto spruzzato da chiacchiere da pesci lessi e sguardi da ectoplasmi bolliti, consumati dalla voglia di apparire sotto la lente del microscopio della notorietà e celebrità. 

Cerchiamo in tutte le maniere di ostacolare il rapido defluire della sabbia nella clessidra del tempo, proviamo a ostacolare l’inesorabile passare delle ore che ci scivolano tra le dita con irrisoria facilità e allora tentiamo di godere, assorbire, assaporare e incamerare ogni istante passato in questo lembo incantato che in precedenti libri fotografici avevo denominato L’isola dei sogni e L’ultimo paradiso..

Qualche accenno ai personaggi più significativi e menzionabili, tenendo comunque presente che tutti e ventidue i convocati (il Presidente non si ferma che per una fugace apparizione mondana) siamo straordinariamente unici e inimitabili:non male Vladimiro ce l’ho sempre in tiro, gigolò con slippino evidenzia pacco che offre i suoi servigi interpersonali sul bagnasciuga, il buon Pedro, titolare del Las Dunas Playa e padrone del più redditizio forno di produzione di denaro a noi noto in loco,  interessante lo spirito imprenditoriale e mercantile del giovane e bellissimo pargolo di origine cosmopolita che costruisce e vende all’interno del villaggio origami con tempistiche degne di una catena di montaggio (mai che ci fosse la Guardia di Finanza a stroncare sul nascere la malavita organizzata), rimarcabile il riservato, pudico  e composto ragioniere italico che ha lasciato in madrepatria facciatosta e costume per mostrare in ogni frangente un pendente di abnormi dimensioni e indimenticabile, per i fortunati che l’hanno incontrata, la figura eterea e angelica della farmacista di Es Pujols, donna per la quale tutti gli uomini sarebbero disposti a farsi del male, per ricevere amorevoli cure e delicate attenzioni in quest’isola comunque catalogabile come il supermercato della topa e della gnocca.

Il partitone a biglie sullo stupendo arenile di Mitjorn mette fine alla nostra presenza sull’isola, lasciando comunque strascichi polemici e velenosi per i comportamenti tutt’altro che sportivi e didattici dei diversi più che quarantenni per niente disposti a cedere onore e congratulazioni, tra scherzi, lazzi, dispetti e ripicche mentre copiose cominciano a scendere le lacrime di nostalgia e malinconia per una vacanza vissuta veramente alla stragrandissima.