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Pronti via! Eccoci partiti per il viaggio di fine anno, per la prima volta insieme Ango e Paolo si avventurano in cerca di fortuna e di novità con meta la misteriosa Giordania.
Scortati dal fedele filippino Scrondo Gnam Gnam, reduce dal pantagruelico cenone natalizio, ecco i due prodi lasciare l'amata Milano per raggiungere l'ostile Roma, giusto in tempo per sopportare una coda stile "assalto al cibo"nella Russia pre-Gorbaciov, al fine di addentare due panini nel disorganizzato terminal di Fiumicino.
Arrivo in quel di Amman, corsa all'albergo, pseudo decoroso, e come bravi bimbi sotto le coperte prima dell'ora cara a Cenerentola.
A bordo di una limousine a nostra disposizione, durante il viaggio all'interno della regione di Amman, festeggiamo con l'autista il compimento dei 428.000 chilometri del cimelio crociato.
Il driver ha perlomeno un merito, ricordare il maccheronico inglese del buon Ciardiello, d'altronde le radice etniche sono le stesse.
Raggiungiamo Aylun ove, durante la visita al castello di origine mammalucca datato 1200, veniamo accolti da una brezza di stile siberiano che ravviva immediatamente i nostri animi ancora assonati.
Jerish è bellissima, i Romani hanno lasciato incredibili reperti, due teatri splendidi, una serie di templi, un'infinità di colonne prima di ridursi a stupidi, arroganti componenti del coro di Venditti in "Grazie Roma".
Un breve ma intensissimo scroscio di carattere tropicale interrompe la visita, costringendoci ad una rapida ritirata in albergo ove i prodi eroi si esibiscono nell'arte del riassetto indumenti (che non si sappia in giro!).
Finalmente il tappone dolomitico è finito, dopo cinque giri dell'orologio, sulla nostra malconcia diligenza eccoci arrivare nella tanto decantata Petra.
Tra rocce variopinte, non chiedetemi di quale tonalità, ed un tramonto notevole nella deliziosa Piccola Petra, ecco completata la giornata campale del trasferimento.
Bisogna, per dovere di cronaca, passare ai ringraziamenti tra cui ricordiamo quelli agli ingegneri giordani che permettono di trovare all'interno delle carreggiate una corsia transitabile per soli motoscafi d'altura dopo le prime due gocce d'acqua, quelli al portafortuna Vango che non aveva ancora finito di esprimere i dubbi sulla tenuta tecnica della macchina, la quale è stata costretta al rientro ai box, in pieno deserto, per la sostituzione di un copertone completamente lacero, quelli al mitico autista giordano-partenopeo (con le dovute scuse ai cari mediorientali) che, tra un dirupo ed un canyon cui mancavano solo i Sioux di Ombre Rosse con attacco alla carovana, ci ha condotti fino a qua senza mai cambiare marcia e suonando ad ogni essere vivente incontrato (forse per rimanere sveglio). Giudizio sulla fauna locale: molto brutti, molto tristi ma incredibilmente educati ed ospitali.
Dopo un'iniziale riluttanza nei confronti della guida, presentataci da uno scugnizzo e molto simile ad un affilliato ad Ali' Babà ed i 7 ladroni socialisti, eccoci scendere a dorso di un maestoso destriero il roccioso sentiero verso l'incontaminata e misteriosa Petra.
Commenti se ne sono sentiti tanti, in verità l'unica cosa da fare è venire di persona a verificare la maestosità ed il fascino di questi templi, palazzi e tombe scolpiti direttamente nella roccia.
Giungere attraverso un canyon di circa due metri di larghezza e profondo almeno 30 e lungo circa due chilometri è impresa sicuramente da Indiana Jones ( non per niente il film è stato girato da queste parti).
Il silenzio più totale ci è stato compagno nell'interminabile scarpinata che ci ha portato da un luogo all'altro di questa splendida città, trip concluso con la visione di un fantastico monastero dominante un dirupo di alcune centinaia di metri, dopo circa 800 gradini ( la sola solita!! ).
Penso di non aver mai desiderato così tanto l'incontro con il fedele quadrupede già in attesa, ovviamente rilassata, del suo ingombrante fardello.
Non contenti di aver accumulato nelle sei ore di camminata del giorno precedente tanto di quell'acido lattico da far invidia ad un maratoneta, ecco i prodi eroi seguire il loro conducator in territorio di Petra. Non prima di essersi informato sulla realtà calcistica di Maradona, ecco la guida costringerci ad un trekking alternativo lungo il greto di un torrente, in una spaccatura larga a volte non più di 50 centimetri.
Il tutto, sinceramente imprevisto, fa da preludio all'ascesa all'Acropoli, con salita degna di una capra di montagna.
Tra una spiegazione storica, un concetto religioso-filosofico ed un commento sull'esistenza terrena, il nostre duce ci porta negli eremi più nascosti e negli anfratti più suggestivi di un luogo ove regna un silenzio irreale, una pace indescrivibile, una quiete innaturale.
Lasciamo Petra imboccando una strada che ha più di una mulattiera carsica che di quella che pomposamente loro definiscono "Desert Highway", dirigendoci verso Aqaba, che viene raggiunta dopo due ore di gibbosità, tra dinosauri della strada e sparute (13 in 150 chilometri) macchine.
Presto anche qui le targhe alterne.
Il primo impatto con l'hotel di Aqaba è negativo, arriviamo alla considerazione che, pur trattandosi della perla del posto ed uno dei più esclusivi del Medio Oriente ( testuali parole del depliant ), ci siamo ritrovati in un accampamento con tristissimi convogli di italiani in gita aziendale.
E' meglio non pensare al Capodanno, speriamo arrivino i ritardatari Fantozzi, Filini e Carboni con la Signorina Sibani.
Non contenti delle sfacchinate dei giorni precedenti e vincendo una notevole ritrosia causa preconcetti sulla furbizia degli indigeni, ci mettiamo nelle mani di un'autista assiro-babilonese per cercare sorprese in quel del deserto del Waudy Rum.
L'esperienza è stata particolare, dopo un inizio all'acqua di rose, eccoci finalmente toccare con mano un assaggio della Parigi-Città del Capo, come viene ora chiamata la Transafricana.
Dopo l'incontro con i soliti, patetici italiani che non sanno mai dove sono stati catapultati e l'immancabile insabbiamento, forse compreso nel prezzo, rientriamo al campo base.
Il premio fenomeno dell'anno viene assegnato all'unanimità ad una coppia tedesca che, dopo aver passato da tanto la quarantina, erano in giro a piedi per il deserto alla ricerca di un accampamento beduino ove trascorrere la notte.
L'istinto era di indicare loro il Palace di Sankt Moritz, poi abbiamo desistito non ritenendolo all'altezza delle loro pretese.
A posteriori, in senso figurato, eccoci a commentare il veglione di Capodanno in terra giordana, sinceramente pensavamo peggio, la cena è stata buona ed abbondante, le nostre paure affogate nel cibo.
Note dolenti, tendenti al terribile, per gli abbigliamenti, gli atteggiamenti e le evoluzioni...degli italiani: ebbene si, anche questa volta i nostri cari compatrioti si sono fatti notare, ma solo per la quantità, non certo per la qualità, sia essa estetica, che fisica, che umoristica.
Prima che il gallo cantasse, per la serie " in vacanza bisogna fare di tutto ", eccoci tra le macerie di una bidonville alla ricerca di una chiesa per la liturgia d'inizio anno in arabo ( ore 7 di mattino del primo di Gennaio)
Per la modica cifra di 10.200 lire ecco che finalmente prendiamo la prima bufala del viaggio, come direbbe il buon Teomondo Scrofalo una "tavanata galattica", salendo su un guscio di noce dal fondo trasparente convinti di vedere la tanto agognata barriera corallina, meta di subnormali craniolesi provenienti da tutto il mondo.
Risultato: una vasca da bagno incrostata di calcare con qualche movimento ittico tra le petroliere alla fonda nella rada.
E proprio mentre su New York calavano le prime ombre della notte e stavamo mettendo la parola fine su questa avventura ecco la sorpresa compresa nell'uovo di struzzo: causa neve, elemento del tutto sconosciuto a questi beduini, eccoci costretti ad un brusco dietro-front con un'attesa protrattasi per ben diciotto ore:
Il disagio di dover atterrare alla Malpensa invece che a Linate viene accolto con indifferenza da coloro che ormai stanno rientrando nella bella, vegia Milano