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Con uno scatto felino degno di un centometrista dopato, entra prepotentemente nell’olimpo dei miei inventori preferiti, al pari di colui che creò il telefono, la Coca Cola e la tanto vituperata Football Club Internazionale, il brillante omino che ebbe la geniale pensata di creare il cambio merce.
Volgarmente definito baratto, questa fondamentale forma di collaborazione commerciale ci permette per l’ennesima volta di placare, come direbbe il saggio Lorenzo, in forma parsimoniosa ed oculata, i morsi della fame di avventura e di viaggio che stile verme solitario attanagliano gli intestini della famiglia Caprotti.
Arriviamo presto, prestissimo, praticamente il giorno prima all’ormai famigliare Malpensa, facciamo scorta stile letargo invernale di ogni tipo di dolciume e lezione di rumba e cha cha cha sull’aviogetto di arancione rivestito causa turbolenze per stratificazioni nuvolose varie.
Tocchiamo terra ove vide la luce la civiltà minoica, in orario più consono ai sogni onirici che all’inizio di una meritata vacanza e per l’ennesima volta compatiamo i cugini transalpini che da veri pirla invadono il nostro nastro trasportatore di bagagli non riuscendo per evidenti limiti cerebrali a capire che un display indicante Milano potrebbe significare che quello non era il luogo per la consegna delle loro vettovaglie.
Da ormai più di dieci anni sto cercando con occhio distaccato e ragione super partes di descrivere a voi, miei adorati lettori, ogni tipo di sensazione, emozione, brivido provato nel mio peregrinare around the world, ma onestamente oggi come oggi rischio di essere tacciato di essere estremista, razzista, fascista e leghista quando sono costretto a tratteggiare i contorni di “colleghi” viaggiatori quanto mai tristi, brutti, grigi, inespressivi, privi di qualsiasi scintilla vitale, al punto da doverli catalogare nella specie degli ectoplasmi invertebrati.
Il Venta Club, qui in partnership non esclusiva con altre compagnie alberghiere, azzecca sempre l’ubicazione ideale per riposare le stanche membra ed anche in questo caso l’agglomerato turistico di Annabelle, scelto e voluto dall’ancora malconcio Nic, non ancora uscito dalla riabilitazione post traumatica, si rivela degno di nota o, per usare un termine televisivamente inflazionato, meritevole di circolino rosso.
La vita del club non del tutto Venta club, cui ne manca uno per fare trentuno, è il solito tran tran di faticosi buffet, di sofferti bagni, di difficoltose abbronzature, il tutto racchiuso in un contesto estremamente ordinato e straordinariamente curato.
Tra i personaggi decisamente significativi si meritano una sicura citazione il responsabile delle escursioni, tipico secchione primo della classe, che snocciola con estrema facilità volumi di arte e cultura ingoiati senza Citrosodina e l’addetta al fitness femminile che al credo di “sport non è benessere e vacanza non è relax” fa rimpiangere alle malcapitate esponenti del sesso dominante sul pianeta terra di non essere rinchiuse in una cella di isolamento di massima sicurezza.
Premio alla carriera dell’uomo più triste e sfigato al pianista di piano piscina, il Fred Cattivogusto cretese, il quale si esibisce davanti al nulla più assoluto nel vano tentativo di diffondere le note della sua ultima hit “ Cosa non si fa per un piatto di feta”.
Infervorati dall’ulteriore colazione stile Asterix e Obelix, trattiamo con successo un upgrading automobilistico e riceviamo, per di più scontata, una fiammante Peugeot 307 Esprit libre ( i claim pubblicitari sono alla base di tutto…), con cui cominciamo la scoperta dell’isola: abbandonati dall’infoiato Nic, alle prese con una graziosa biondina e pertanto scorrazzato dai di lei genitori ( con l’intraprendenza delle ragazzine di oggi non si sa mai…), visitiamo Aigios Nicolaus ( ovviamente San Niccolò) che sinceramente prometteva decisamente meglio nel tramandato passaparola, traghettiamo indi a Spinalonga, baluardo veneziano ove per quattrocento anni i serenissimi hanno preso a cannonate mamma li turchi e sferzati da un meltemi di mikonosiana memoria rientriamo alla base dopo l’ovvio stop and go da Zio Mc Donald con caratteristico struscio a Hersonissos, pseudo
Ritrovo mondano chic stile Juan les Pins, con strana presenza di sole coppie, tra l’altro aventi la stessa coppia di cromosomi.
Ci rifacciamo con gli interessi del pranzo quasi saltato ma rischiamo di rivedere quanto cominciava ad essere sciolto dai succhi gastrici causa spettacolino folkloristico che lasciava il tempo che trovava…..
Praticamente maciullati da appena 108 chilometri di escursione, strisciamo fino al lettino più vicino, alla sdraio più prossima, al buffet più attiguo consci del vero credo di questa vacanza: il dolce far niente.
I nostri buoni propositi circa alimentazione controllata, dieta mediterranea e libagioni limitate si sono praticamente immediatamente infranti su intere tavolate di leccornie assortite per ogni tipo di palato, anche quello più esigente.
Il moto è perpetuo, l’esercizio fisico inarrestabile, ho partecipato alla gara di freccette, vincendola, ho fatto tre dicasi tre colpi di mazza a minigolf, ho lanciato quattro cerchi nel vano tentativo di centrare un birillo: ora posso affermare tranquillamente di aver detto la mia circa le attività di gruppo.
L’appetito viene mangiando, non solo culinariamente parlando, ed allora impavidi e sempre più curiosi rentiamo a bike e giriamo un quarto di isola, scorgendo il pittoresco castello veneziano della capitale Heraklion, le tanto decantate rovine di Crosso tristemente ricostruite dal cemento di un inglese demente che pensava di essere alle prese con i piloni del ponte sulla Manica, senza tra l’altro poter vedere il “gomitolo” che Arianna mise a disposizione di Teseo nella rilettura storica del Tommy e concludendo la scampagnata sotto il solito sole “bastardo” nelle spiagge di Melia ed Hersonissos con il cosiddetto bagno di folla, nel vero senso della parola, ove decine, che dico centinaia, per non dire migliaia di giovani trangugiatori di ogni tipo di sostanza alcolica si danno appuntamento su due, dicasi due spiagge con musica a palla e canoni di bellezza tra i più strampalati…..
La permanenza cretese sembra volgere al termine, la boa di metà vacanza è stata doppiata e già un velo di tristezza ci sta velando la capacità visiva, difficilmente asciugabile causa cessazione totale della termoventilazione naturale che ci aveva permesso fin qui di sopportare la canicola più similare all’entroterra subsahariano che ad una ventilata isola dell’amata Europa.
Ah, quasi dimenticavo, abbiamo vissuto un’esperienza veramente unica: se già non ce ne fossimo accorti dopo migliaia di cartelloni, stendardi e gonfaloni vari recanti l’immagine dei cinque cerchi olimpici, abbiamo visto passare davanti agli occhi il tedoforo con la sacra fiamma simbolo dell’unione tra i popoli, pur se attorniata da torpedoni sponsorizzati e cortei pubblicitari, ma anche a queste latitudini ed al cospetto dello spirito decoubertiano, business is business.
I titoli di coda stanno sopraggiungendo, le cerniere delle valigie si stanno richiudendo, il grazie a tutti di rito ma veramente meritato e nonostante i pianti isterici di un bimbo che in aereo ci ha fatto contare tutte le stelle del firmamento senza lo stesso farci addormentare, eccoci arrivare nel piazzale dell’hub milanese accolti da una brezza siberiana ben poco consona al classico luglio lombardo.