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Il vostro adorato narratore è sempre più convinto che i detti popolari debbano essere da insegnamento quale sola ed unica strada da seguire nell’impervia esperienza umana e mai nessun proverbio fu più adatto in questo caso come “a caval donato non si guarda in bocca”.
Mi trasformo in un veterinario dalla pluriennale esperienza ed accetto senza alcuna remora il gentile invito dell’azienda che mi concede il pane quotidiano per aggiungere l’ennesimo visto egiziano sull’ormai orientaleggiante passaporto.
La scusa è buona e tra mugugni, improperi ed invidie di parenti ed amici partecipo per la prima volta alla convention dei centri media ed agenzie di pubblicità allo Sheraton di Soma Bay, da me e da voi, carissimi aficionados, già dettagliatamente descritto e trattato nel non lontano novembre scorso.
Il giudizio è sempre superlativo, la valutazione assolutamente sopra la media, la citazione come suggerimento per visite, gite o scampagnate certamente d’obbligo.
Arriviamo, ovviamente in ritardo, venendo accolti per la prima volta a memoria di faraone da una fitta coltre di nubi che ci fa ben sperare per il proseguimento della nostra auspicata doccia solare tra le sabbie africane.
Un buffet degno di un sultano beduino ci fa accantonare temporaneamente i timori e ci riempie più che dignitosamente l’intestino tenue e quello crasso placando le urla selvagge dell’irrequieto verme solitario.
Nanna dolce dolce e risveglio con una leggera foschia che viene però ben presto spazzata dall’amico Ghibli, non il famoso spogliarellista nostrano, quanto un teso, sferzante ed incessante vento che ci farà degna compagnia per tutto il nostro bivacco.
Pomeriggio all’insegna del più bieco shopping e fantastiche trattative stile accordo quadro del più complesso e pretenzioso cliente con un povero commerciante di chincaglierie falsamente taroccate, che si ritrova di fronte un Caprotti particolarmente ispirato nel necessario tira e molla contrattuale.
Mi faccio paladino delle necessità della comunità e strappo con i denti il fatidico si ad un figlio del deserto che in vita sua mai avrebbe sperato di vedere le sconosciute ma certamente apprezzate cinquantamilalire, che vengono addirittura baciate dall’allibito venditore.
L’importante è essere sempre se stessi ed eccomi perciò passeggero pagante di un taxi diretto verso sud, lanciato dal Fittipaldi delle piramidi a folle velocità verso i confini del Sudan nel tentativo di esaudire i miei desiderata turistico-fotografici.
Ci spingiamo fino ad El Quseir ove una dimora degna di Ali Babà apre il suo scrigno di tesori paesaggistici all’obiettivo affamato della cara Nikon.
Il Movempick è veramente galattico, adagiato su una barriera corallina da documentario e con dettagli architettonici da rivista, ovviamente Mondadori, di gran classe.
Toccata e fuga nel paesino, ancora più avvilente, sporco e miserrimo della già fatiscente e polverosa Hurgada, con rientro altrettanto rapido nelle dimore sheratoniane, per sorbirsi gli ennesimi proclami di ingiustizia e di timore per l’avvenuta proclamazione della dittatura berlusconiana da parte di radical-chic, post-brezneviani convinti, patetici pseudo intellettuali ancora increduli per la scornata collettiva dovuta al bel Rutelli.
L’ultimo giorno, abbagliati da un sole a dir poco bastardo, certamente tutt’altro che felici di rivedere il disorganizzato parcheggio aerospaziale di Hurgada, tiriamo le fila di questo viaggetto assolutamente ed esclusivamente di lavoro, dai contorni molto professionali, veramente pragmatici, tutt’altro che ludici.
La compagnia era più che variegata, coloro che ci studiano, creano e pianificano le campagne di “propaganda” sono elementi di tutti i generi, tipi, caratteristiche, estrazioni sociali, culturali, etniche e sportive, in poche parole c’era di tutto e di più ma nonostante gli sforzi di una vecchia conoscitrice della reclame che ha pensato bene di attirare l’attenzione di un posto di blocco egiziano fotografando i militari in assetto anti-sommossa, la palma del personaggio dell’escursione va all’unanimità a Samuele.
L’uomo che tutti gli uomini non vorrebbero essere si è stagliato sull’orizzonte dando un incredibile prova delle sue tendenze machiste al cui confronto il povero Taricone era una checca isterica.
Ogni occasione era buona per mostrare, tra urletti, ancheggiamenti e svolazzi di ciglia mascarate, la sua predisposizione al rapporto omo-personale, politica commerciale in cui il prode biondino è sicuramente un presidente.