MEDITERRANEO - AGOSTO 1994

Scrolla il testo per leggere

Udite, udite gente, dopo anni di acerrima avversione, di incredibile ed ostinato odio nei confronti di qualsiasi guscio di noce sormontato da una vela, ecco che anche il Caprotti cede al "nuovo che avanza" e si vede imbarcato su un elegante sloop battente bandiera padana.

Accompagnato dall'attraente fidanzata, ospitato dagli ormai arcinoti Gatti ed insieme ai coniugi Pollini, ecco che Paolo, tradendo le sue origini motoristiche, tipo schiavo su di una della galera romana, si ritrova ai remi per aumentare l'andatura del veliero verso la Corsica .

Viaggio a velocità supersonica, incredibili frenate per rallentare un movimento fin troppo accelerato e dopo solo 15 ore di traversata eccoci intravedere le prime luci dell'isola mediterranea a noi più prospiciente.

Non abbiamo neanche la forza di augurarci buonanotte che ci ritroviamo cullati tra le braccia di Morfeo.

Lorenzo non è certo al massimo delle sue capacità psico-fisiche, forse a causa delle eccessive attenzioni della di lui compagna, mentre il Gatto avrà sicuramente i suoi problemi nel dover riconoscere la paternità dei risultati dopo il suo incontro con tre italiche turiste in quel di Centuri, che ne hanno polarizzato l'attenzione facendolo scomparire per più di due ore.

Continuiamo il tragitto per arrivare a St. Florent, ove burini, tangheri e papponi ovviamente made in italy provvedono ad occupare ogni centimetro del porto con i loro mega-yacht inspiegabilmente sfuggiti all'ira del pool "Mani quasi pulite".

"Chi va piano va sano e va lontano", mai proverbio fu messo più in pratica e, derisi da parenti imbarcati su veloci scafi d'altura, proseguiamo, cala dopo cala, golfo dopo golfo, insenatura dopo insenatura, il nostro lento peregrinare verso Sud.

Il mare da queste parti è semplicemente splendido, con decine di tonalità e sfumature, sembrando sempre più una cartolina del porto di Genova.

Tutto sotto controllo, gran cena sul ponte dell'Igor illuminato a festa, di fronte ad un tramonto caraibico e spettacolo finale della Gatta nature sotto gli  occhi infoiati e vogliosi dei marinai vicini.

Solamente con qualche migliaio di anni di ritardo rispetto alle più primitive razze umane, abbiamo scoperto la pesca come metodo di sopravvivenza: i risultati sono confortanti per i ristoranti che ci vedono planare come condor, dopo aver pescato tre misere e tristissime acciughe.

Arriviamo nella bella Calvi ove abbiamo più di un problema nell'evitare di affondare qualche altra barca al momento dell'ancoraggio causa sovraffollamento paragonabile ad un Inter-Milan dei bei tempi, quando la compagine nerazzurra era ancora una squadra.

Bagni rinfrescanti, relax totale, inutili battute di pesca al marlin, assalto ad un ipermercato alla ricerca dei più esotici succhi di frutta per ricreare il giusto clima tropicale ed eccoci ancorati in una deliziosa baietta, sotto milioni di stelle ad ingurgitare voracemente i più classici spaghi al pesto di tricolore tradizione.

Orgogliosi, fieri ed onorati di essere italiani, montiamo uno spinnaker con i colori della beneamata patria e subito facciamo notare la differenza, lasciando al palo, o meglio alla boa, ogni deriva straniera.

Per non smentirci, imitiamo i nostri docenti democristiani, andando a far man bassa di pesci in una vietatissima e sorvegliatissima zona della costa corsa.

Attraversiamo il parco naturale di Scandola, entrando in cale, anfratti, caverne e canyon di grande suggestione scenica: il morale è notevolmente in ascesa, le premesse per il proseguimento quanto mai allettanti.

Continuiamo con la nostra opera di appropriazione indebita ed i risultati sono costituiti da decine di invisibili ma dolorosissime spine conficcatesi nelle nostre delicate manine alla ricerca di due, dicasi due fichi d'India.

Il pesce catturato di frodo è sublime e lo stormo di locuste ne fa piazza pulita in pochi istanti, grazie anche alla squisita preparazione di Giuliano.

Ci muoviamo proprio a gonfie vele e raggiungiamo Ajaccio mentre stanno scendendo le prime ombre della notte (dove sei Nick Carter?? ).

Usufruendo di quello che in gergo nautico si definisce vento in poppa, ci galvanizziamo ed emulando alla grande apprendisti velisti e pivelli tipo Dennis Conner e Paul Cayard, escogitiamo le manovre più azzardate e le traiettorie più impreviste per far volare il bel Igor sulla distesa acquatica, fino a terminare la nostra cavalcata in quel di Porto Pollo ove è il turno di Paola di ricevere gli applausi, non di rito, spettanti al cuoco.

"Niente di nuovo sul fronte occidentale", ecco la descrizione più appropriata per una giornata all'insegna della calma, della tranquillità, della riflessione, del lento appropinquarsi verso meridione.

Gatto killer non ha perdonato neanche oggi ed eccoci a laccarci i baffi grazie alle sue conquiste, questa volta acquatiche, e alle sue invenzioni culinarie.

Bonifacio è ormai vicina ed un caldo torrido sembra avvisarci dell'approssimarsi della Sardegna, nostra prossima tappa.

Il rombo di aerei sputa-acqua nel vano tentativo di arginare altissime lingue di fuoco e di fiamme, ci fa compagnia tutto il pomeriggio, che terminiamo tra non poche acrobazie sul traguardo di Bonifacio.

Paese veramente attraente, con natura,flora e soprattutto fauna superiore alla media, per la prima volta dall'inizio del viaggio c'è anche un po' di animazione, purtroppo con qualche eccesso dei colli romani e delle campagne di Frascati.

Siamo finiti in un girone dantesco, in nessun altro modo si potrebbe definire e descrivere l'ambiente venutosi a creare a causa degli incendi che stanno distruggendo la costa corsa.

Lavezzi, non il cantante, non è all'altezza della nomea diffusasi in Europa, rientriamo perciò alla base sospinti da un vento che ci ha ricordato le immagini dei ruggenti e tonanti oceani australi.

Stop forzato nel fiordo di Bonifacio, soffia il vento e fischia la bufera per cui tiriamo i remi in barca e ci dedichiamo al dolce far niente, all'assoluto immobilismo, al pagano ozium.

Scambiamo quattro ciacole con due simpatici scugnizzi napoletani, con faccia furba e fare truffaldino, marinai, mozzi, schiavi del classico cumenda in arrivo sull'incrociatore preparato ad hoc.

Gran finale culinario con affettati a go-go in un locale della città alta, copia povera della cara Montevecchia, provincia di Monza.

Impavidi, coraggiosi, puri e duri affrontiamo un vento a 35 nodi, non ci fermiamo davanti a niente, Capo Horn non ci sfiora neanche, l'Oceano Indiano sarebbe una bazzecola, il Golfo del Leone una innocua laguna interna.

Applausi a scena aperta accompagnano la nostra departita dalla gola di Bonifacio, unica imbarcazione decisa a sfidare flutti, cavalloni, onde e ...fato

Le tremebonde bocche, come volevasi dimostrare più incazzate che mai, sono superate, bordeggiamo Spargi, Spargiotto, La Maddalena e ormeggiamo, multa compresa, nella maleodorante Palau.

Una nota dolente dopo tanti paesaggi stupendi è l'eco delle tristi cronache sulla preparazione estiva della beneamata Inter, preludio per un'altra stagione di tristezza e di sofferenza.

Benarrivati in Costa Smeralda, la terra più cara (leggesi costosa) del mondo, anche se non scritto ufficialmente questo sembrerebbe il motto che ci accoglie al passaggio da Porto Cervo, Porto Rotondo e zone limitrofe.

Un'aria incredula sembra aleggiare sull'Igor, dopo una spasmodica attesa di ore nella rada di Porto Cervo in attesa, vana, di poter nominare qualche illustre conoscente o qualche nome famoso (Gasparoli dove sei??) che ci permetta di poter attraccare alla banchina ove sono già pronte diverse squadre per il primo, sostenuto prelievo di italica moneta.

Unitisi alla compagnia i tre Mari, che girovagavano raminghi per l'isola, andiamo a mettere i piedi in acqua nella baia del Cala di Volpe, sperando di riuscire ad immergerci nell'amato liquido causa presenza di centinaia imbarcazioni che impedirebbero il cadere di uno spillo.

Con incredibile faccia tosta e notevole non-chalance, entriamo nella reggia-hotel e sotto lo sguardo tra il distaccato, lo scocciato ed il disgustato di ricchissimi petrolieri texani, di conosciutissimi gioiellieri sudafricani e di potentissimi narcotrafficanti armeni arriviamo al randez-vous con gli amici in barca, timorosi e preoccupati di essere azzannati da famelici molossi da caccia all'uomo addestrati all'inseguimento ed all'annientamento di derelitti e straccioni come noi che arrivano in questo paradiso con sacchetti della spesa al seguito.

Dopo la prima, vera ed unica serata mondana del viaggio, nella tipica fanta-villa del tipico industriale lombardo, targato Gallarate off course, ovviamente proprietario dell'intera collina dominante il Piccolo Pevero, ripartiamo verso nord, scorrazzando tra le isole dell'arcipelago della Maddalena, per poi trasformarci in temerari, o forse tremebondi, velisti per affrontare le solite terribili Bocche ove, motore in panne, dimostriamo per l'ennesima volta la nostra capacità di capitani di lungo corso.