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Con bagagli e vettovaglie varie ancora caldi dopo la tappa autunnale tra le cristalline acque e le dorate sabbie del mitico resort egiziano, eccoci a santificare le sacre ricorrenze natalizie aggregandoci alla comitiva Passoni-Caprotti che per la prima volta registra il sold out in ogni ordine di posti avendo il tutto esaurito nelle differenti forme di parentela e generazione.
Il progettista del concetto automobilistico del monovolume viene certamente ricordato con piacere al momento della supercaricata di sette persone, valigie, passeggini ed ammennicoli vari all’interno dell’immensa carrozzeria azzurrognola.
Lasciamo velocemente l’amata Milano ancora in preda alla febbre consumistica della regalistica dell’ultimo minuto e giungiamo a Genova in tempo per goderci uno splendido tramonto tra moli, portacontainers, fari e strutture meccaniche varie del male indicato scalo portuale ligure.
Brusca retromarcia causa ritardo del bastimento e gita turistica nel tenebroso e tutt’altro che accogliente angiporto alla spasmodica ricerca di un pertugio non spazzato dal vento siberiano più consono al circolo polare che all’avamposto della Riviera dei Fiori.
Dopo aver consumato due CD durante la attesa del via libera, parcheggio il mezzo nelle viscere ferrose del Fantastic, anche un po’ Bambastic, prendendo il mare verso Barcellona: nessuna definizione potrebbe essere più appropriata perché veniamo rollati, sbatacchiati, centrifugati e rivoltati da enormi cavalloni che una volta in più confermano la tragica nomea del ruggente Golfo del Leone: consiglierei alle decine di utilizzatori di sacchettini bianchi di contattare il buon Teo su come spendere bene i propri soldi evitando conseguenze gastro-intestinali.
Giungiamo nella capitale catalana e subito premiamo il pulsante per la scomparsa del sistema nuvoloso sovrastante, godendoci un tardo pomeriggio più che piacevole sulle arcinote ramblas, sogno estivo, forse un tantino sopravvalutato, di centinaia di migliaia di giovani europei.
Come direbbe la vecchia Flauto questa città è decisamente avanti, tendente praticamente all’oltre, grazie a negozi di tendenza, locali up-to-date, ritrovi estremamente all’avanguardia.
Lasciamo nella notte una Barcellona poco addobbata per le prossime festività e raggiungiamo nel mattino Palma, capitale dell’isolona di Maiorca, ove aspettiamo su un truce piazzale pseudo-industriale l’arrivo di una sgangheratissima navetta scoppiettante che ci porta in centro borgo.
Sarà sabato mattina, saremo fuori stagione, sarà il tempo quasi inclemente ma il tutto ci appare di una tristezza desolante, soprattutto dopo la visione di incrociatori extra-lusso che ci rimembrano quanto sia importante questa perla delle Baleari durante la pazza estate spagnola.
Visitiamo la splendida cattedrale e risaliamo a bordo per affrontare il pomeriggio della vigilia nel migliore dei modi: una profondissima piomba ci permette di chiudere gli occhietti, rasserenati nello spirito anche dalle notizie provenienti dall’italica penisola che rivelano abbondanti ed impreviste nevicate a seguito della prima, e forse ultima vittoria della compagine in casacca nerazzurra lontana dalle mura amiche ( ricordiamoci che è Natale anche per i più diseredati e derelitti del mondo della palla rotolante ).
Se la buona navigazione la si vede dalla partenza prepariamoci allora all’incontro con il panettone ingurgitato l’anno scorso: la motonave è soggetto passivo degli agenti meteorologici, dando ai passeggeri piacevolissime sensazioni di ondeggiamento, traballamento e sussultamento il tutto condito da sinistri e mancini scricchiolii.
Arriviamo a Marsiglia, avendo goduto anche di un sole abbagliante il 25 Dicembre con temperatura intorno ai 22 gradi, ultima tappa della nostra solcata di onde e scene di isterismo collettivo sembrano assalire i fin qui abulici, inespressivi, squallidi ed invertebrati trasportati: tutti vogliono sfiorare il sacro suolo della città santa, culla di stratosferici avvenimenti sportivi quali la notte della Coppa dei Lampioni e crogiuolo nonché fucina di talentuosi atleti vincitori della magica finale contro il Milan piangente in quel di Monaco di Baviera.
L’assalto ai pulmann è quasi paradossale, la folla inferocita è a stento trattenuta dal cappellano di bordo che, dopo un’iniziale benedizione dei presenti, è ben presto passato agli ordini dittatoriali, sfiorando epiteti scurrili e profane maledizioni.
Tutto chiuso, chiese incluse e riassalto al ponte principale per l’ennesima cena di gala che porrà termine ad una piacevole sguazzata nel bacino del Mediterraneo, nulla di eclatante ma sicuramente da aggiungere al palmares di giri del mappamondo, soprattutto grazie alla frase più bella che le nostre orecchie ed il nostro portafoglio potessero udire: ”era tutto a gratis”.