NAPOLI - GIUGNO 2017

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La mia conclamata idiosincrasia alle traversine ferroviarie e al lento susseguirsi dello sferragliamento ferroviario è ampiamente superata dalla considerazione a dir poco traumatica relativa alla richiesta astronomica di moneta frusciante per un eventuale passaggio aereo verso il golfo di Mergellina, ove intendevo trascorrere il fine settimana prossimo al solstizio d’estate per raggiungere un compagno di sventura che ha la malaugurata idea, di essermi amico da più di tre decenni.

Propendo per il risparmio di una vagonata di denari e mi accomodo lato finestrino su una carrozza di questi ultramoderni tubolari dal design avveniristico e tendenzialmente futuristico che un tempo neanche troppo lontano si chiamavano treni, per attraversare in senso verticale l’amata penisola tricolore e raggiungere prima del calare delle prime ombre della sera le propaggini del vulcano simbolo di ogni cartolina partenopea.

Il fido nocchiero che intende mostrarmi le beltà della civiltà, della cultura e della fauna locale è tendenzialmente puntuale al mio arrivo in una stazione presidiata da ingenti quantitativi di forze dell’ordine nelle loro varie suddivisioni di appartenenza, per cui noto un ampio schieramento di militari, di carabinieri, di poliziotti, di finanzieri forse preavvisati di possibili infiltrazioni di sostenitori bianconeri fuggiti dalle patrie galere, stile banda bassotti .

Cerco di non vivere con preconcetti di tipico stampo padano, inutile rinverdire nomee sulle popolazioni autoctone e luoghi comuni fin troppo scontati per cui con estrema non chalance non mi sorprendo a vedere allegre famigliole di quattro elementi, ovviamente ed esclusivamente senza casco, compiere divertenti evoluzioni in sella a rombanti ciclomotori, ad ammirare stupefatto gli ettolitri di inchiostro multicolore che ricoprono bicipiti muscolosi e pance flaccide completamente incise di tatuaggi di sconosciuta eleganza, piuttosto che alzare dubbioso il sopracciglio al cospetto di venditori del di tutto e del di più che s’inventano la qualsivoglia per sbarcare il lunario quotidiano, con apoteosi della fantasia data da esposizione di cigni gonfiabili di dimensioni surreali sul selciato stradale dell’inizio del lungomare .

Nel breve tratto di percorrenza cittadina verso la dimora dell’augusto ospitante rinverdiamo anni di contatti, conoscenze ed aneddoti della più svariata origine, mentre il traffico a dir poco pittoresco ci ingloba in un serpentone multicolore, tra suoni, richiami e gesti che lasciano grandi spazi a dubbi e perplessità .

La serata prevede una cena quanto mai raffinata e curata in un ristorantino degno di nota, prospicente la passeggiata a mare che farebbe sognare qualsiasi scrittore, poeta e canzoniere, con cielo stellato punteggiato da migliaia di occhi luminosi ed orizzonte disegnato da una costiera amalfitana protagonista di mille descrizioni ed infinite melodie.

Il borgo marinaro che fa da supporto a Castel dell’Ovo è una chicca da tutti i punti di vista, il clima meteorologico e del contesto globale semplicemente fantastico, la scelta dell’escursione in loco quanto mai azzeccata ed approvata a pieni voti fin dai primi istanti di permanenza.

Mattinata placidamente spesa sulle rocce della Villa Imperiale, rinomata spiaggia di Marechiaro meta del necessario e meritato relax dell’aristocrazia locale che sono sovrastati dalla presenza di splendida vestigia romana e dal placido sciabordio delle onde marine dal moto ondoso decisamente sotto controllo.

Il rientro pomeridiano è caratterizzato dal classico e quasi scontato giro turistico che mi permette di ammirare scorci meravigliosi e prospettive strepitose di quartieri come Marechiaro, Mergellina, Posillipo, Chiaia, in un susseguirsi di emozionanti sorprese che non sempre riesco ad immortalare fotograficamente nonostante fermate improvvise e certamente non autorizzate del sempre più disponibile amichetto, sempre correndo il rischio di essere asfaltati da una circolazione motoristica poco disciplinata.

Un diluvio di proporzioni bibliche con caratteristiche equatoriali ci blocca per circa una mezz’oretta durante il nostro struscio tra i vicoli di Chiaia in un boutiquemarket, al difuori del quale si materializzano dal nulla alcuni venditori di ombrelli che li trasportano su passeggini altrove utilizzati per il sollucchero di pargoli sorridenti …

La serata è degna di un capitolo di narrativa melodrammatica in quanto, dopo un’infinita ricerca della locanda ove cenare, ci ritroviamo al confine tra Giugliano e Marano in una location di tipico stampo nuziale ove veniamo ospitati in uno stanzone già occupato da un matrimonio e da una comunione, con la partecipazione delle tipiche figure che caratterizzano l’immaginario collettivo di come ci s’immaginano i napoletani: pareti e soffitti bianco abbagliante, colonne e capitelli vari, bambini urlanti, matrone extra iper super stra large ed impepata di cozze in attesa del sopraggiungere di qualche luogotenente della saga di Gomorra.  

La domenica è dedicata alla cultura, all’arte, alla storia, al sapere e sotto un sole a dir poco meraviglioso, con una brezza marina di paradisiaca memoria, ci dedichiamo in lungo ed in largo ad ogni sorta di scoperta che possa arricchire la nostra scatola cranica di neuroni aggiuntivi: iniziamo con una mostra fotografica di Helmut Newton, raffinata, sofisticata, tendenzialmente saffica ma di indubbio valore e di più che gradita visione, per poi dissanguarci in un versamento forzoso di liquido monetario per un parcheggio che prevede tariffe differenziate a seconda della tipologia di autovettura, con discriminazioni razzistiche a sfavore delle categorie più elitarie.

La Chiesa di Gesù Nuovo con la facciata enigmatica e misteriosa è l’esempio più ricco e fastoso del barocco partenopeo mentre il fronteggiante chiostro di Santa Chiara completamente ricoperto di maioliche e di azulejos di stampo lusitano e sivigliano farebbe venir voglia di iscriversi ad un ordine monastico, data la quiete e la serenità che dominano il complesso religioso Il vicolo di Spaccanapoli taglia longitudinalmente il quartiere, caratterizzato da qualsiasi forma di commercio, di smercio e di baratto, mentre ciascun angolo offre suggestive emozioni e praticamente tutte le piazze permettono l’affacciarsi di chiese, stupenda quella di Santa Maria dei Lombardi ( buon nome non mente)  con affreschi del Vasari nella sacrestia, conventi, luoghi di culto, talvolta misteriosi ed esoterici come la Cappella Sansevero ove è conservata la statua del Cristo velato, circondata da aloni di magia e di superstizione.

La discesa nel sottoterra, pur senza arrivare agli inferi, ci permette di visionare la Napoli sotterranea, con un Mario superstar che ne descrive ogni minima caratteristica, peculiarità e storia tramandata, con rovine risalenti al periodo greco, sovrastato da quello romanico e infine con reperti di quello maradonesco.

Il tempo stringe, il fischio del capotreno si avvicina, i ringraziamenti non sono sufficienti a render gloria dell’ospitalità meravigliosa e della disponibilità fantastica di un vero Signore che mi ha aperto la mente ed il cuore nei confronti di una città unica ed inimitabile !!  .