OSLO - SETTEMBRE 2013

Scrolla il testo per leggere

 Nella vita a volte è molto piacevole soddisfare i propri sogni, dai più semplici a quelli più reconditi, ed allora con la pseudo scusante di ricorrenze anagrafiche e di anniversari matrimoniali ecco che Annie gira più volte il mappamondo, con la più totale libertà di scelta, per porre il ditino digitale su un luogo a noi finora sconosciuto e così l’ubbidiente scrittore di best seller si ritrova catapultato alle quattro di un venerdì mattina in aeroporto senza sapere assolutamente la destinazione, buio totale e tassativa consegna del silenzio da parte dei pochi eletti al corrente dell’ultima invenzione turistica della Professoressa Passoni .

Mancava solo che mi facessero salire bendato per tenermi all’oscuro di tutto … riesco a comprendere ove mi ritroverò solo all’annuncio della chiusura del volo per Oslo che condivido con soli altri dodici passeggeri, non spingete c’è posto per tutti !!

Per la prima volta nella storia della Ryanair riusciamo anche  giocare a strega comanda color vista la disponibilità di spazi, Paul riesce poi  a raggomitolarsi stile gatto nonstante la rigidità marmorea dei sedili, facendo correre velocemente il lancettone dei minuti per quasi tutta la trasvolata .

Due schiaffi ci segnano il volto appena aperto il portellone pressurizzato: essere accolti da tre gradi centigradi dopo essere partiti dall’interminabile calura estiva italica è veramente uno choc  che si va ben presto a sommare con il pugno nello stomaco che ci toglie il fiato mentre strisciamo la plastica fantastica con un prelievo monetario per il bus diretto a down town, pari al 71% del costo del biglietto aereo andata e ritorno …

Sono pazzi questi Norvegesi !!!

Tutto appare lindo, pulito, ordinato, organizzato, quasi troppo perfetto, ci sembra veramente un mondo incantato ed infatti i locali si guardano molto bene dall’entrare nell’area euro: le casette stupefatte sono bianche più del latte ed i verdi declivi che ci circondano, punteggiati da laghetti luccicanti, rendono il paesaggio circostante la perfetta definizione “da cartolina” .

Arriviamo dopo 105 minuti come da copione scritto, esattamente in centro della capitale, saliamo una rampa di scale, ovviamente mobile, e ci troviamo direttamente in albergo, una lama di acciaio e cristallo che alla luce delle nostre esperienze dubaiane ci accoglie ad un considerevole ed apprezzatissimo ventitreesimo piano .

Pit stop in toilette degno del miglior Vettel ed infinita, interminabile, incalcolabile camminata in città, che giriamo in lungo ed in largo, di sopra e di sotto con rientro mentre su Oslo calavano le prime ombre della sera ed il Caprotti dava chiari segni di cedimento al terzo scalino consecutivo malamente affrontato .

Cosa dire, miei adorati lettori, per esprimere un primo corretto giudizio sul 360 ° che ci circonda? La città è tipicamente nordica, assomiglia a tanti agglomerati urbani tedeschi, svedesi o rossocrociati, con vialoni sparati in orizzontale senza alcun segno di degrado ma neanche di vitalità e spontaneità mediterranea: non una cartaccia, non un mozzicone, non una scritta sui muri, addirittura postazioni gratuite per il pompaggio delle biciclette e per il ritiro dei sacchetti biologici per i nostri amici a quattro zampe .

Prendiamo un traghetto carino carino e ci ritroviamo dall’altro lato del fiordo, per visitare i musei vichinghi, marittimi  e del folklore locale, ritrovandoci però in un lussuosissimo quartiere stile Beverly Hills disseminato di dimore da favola, legno bianco e tetto nero di pece lucida, prato fantastico ed immancabile barca sul pontile ove troneggia ovviamente il vessillo nazionale .

Dicono che l’indice di sviluppo umano ( grado dei servizi, vivibilità e pil pro capite) qua sia tra i migliori al mondo, non lo mettiamo assolutamente in dubbio ma vediamo al contempo anche tanti sballati, indigenti, senza fissa dimora, con qualche perplessità ancora più evidente per i due quasi moribondi accasciati al suolo sul pavimento dell’aeroporto  .

Il quartiere dei docks è stupendo, un insieme di incredibili progettazioni architettoniche che ha stravolto l’impatto visivo, emotivo ed abitativo di una zona precedentemente destinata a magazzini e rimessaggi: Niola c’è sicuramente il tuo zampino ed allora applausi a scena aperta allo studio M&M per questi edifici che, nei tre mesi all’anno in cui ricevono luce, risplendono come gioielli innovativi di rara bellezza .

Il palazzo dell’Opera vale da solo il viaggio nel profondo Nord, un pazzesco cumulo di granito bianco e vetro fumè posizionato in riva al fiordo ad accogliere i raggi di un sole stupendo, anche se sempre bassissimo sulla linea dell’orizzonte, e gli sguardi attoniti di tutti i presenti che con il fiato corto ( aria talmente pura e pulita da apparire rarefatta) giungono in cima a due rampe quanto mai scoscese ed inclinate, per non dire letali, per godere un panorama strepitoso, ben sapendo che sotto i propri piedi si apre il sipario di uno stupendo teatro interamente intagliato nel legno .

Cenino veramente giusto sulla banchina, con ristorantini all’aperto dotati tassativamente di stufette accese a tutto vapore e caldissime copertine d’angora, possiamo apparire anziani ma il servizio cortesia è quanto mai apprezzato, tanto quanto il pesce servito di eccelsa qualità, per la serie pescato e mangiato a tutto discapito della Parodina che qua rimarrebbe senza lavoro in assenza della cottura della pietanza …

Una colazione da paura ci sorprende, ci intimorisce ma ci sazia per le prossime tre settimane: indescrivibile la quantità e raffinatezza di formaggi, di salumi, di frutta, di jogurt, di succhi, di pane, di marmellate, di cereali a disposizione, visto che è tutto compreso non possiamo che ringraziare il Radisson Blu e lanciarci a capofitto .

Prendiamo una metropolitana, poi diventata tram, indi cremagliera per inerpicarci sulle pendici delle colline circostanti, punteggiate da magioni degne di trattati di architettura contemporanea, per salire allo Sport Arena: non essendo un impavido ed intrepido sportivo estremo rimango sinceramente a sbalordito al cospetto del trampolino per il salto con gli sci, un vero e proprio stadio scolpito nella roccia per assistere al volo di atleti al limite delle possibilità umane .

Rientriamo in città, passiamo al Nobel Peace Center ove ieri sera abbiamo assistito ad una quanto mai efficace simposio contro la fame nel mondo, happening che ci ha fatto comprendere l’interesse e la partecipazione attiva e proattiva di centinaia di ragazzi fortunatamente, o solo apparentemente, non interessati al lancio del nuovo I Phone o alle tendenze modaiole, con evidente riprova data dall’orrido modo di abbigliarsi .

Visitiamo il parco di Vigeland ove è stata data carta bianca ad uno psicopatico artista che ha riempito uno straordinario parco con giardini all’italiana di statue di bronzo e di granito che con tutta la buona volontà possiamo definire di dubbio gusto e di incomprensibile reason why, tra busti e figure intere malamente ravvicinate e paradossalmente accoppiate .  

Scende il sipario anche su questa mini avventura in terra norvegese, passiamo la serata all’inutile ricerca del souvenir perduto, impresa ardua quasi quanto una attuale vittoria del Bilan, in quanto qua chiudono baracca e burattini alle sei del sabato del villaggio e non è ancora iniziato il letargo invernale .

Bilancio del weekend sicuramente positivo, città vivace, pulita, metodica, asettica, forse un po’ anonima, senza particolari evidenze storiche ed artistiche, incastonata in un contesto geografico molto piacevole, tra le acque del fiordo e le coste ricoperte di impenetrabili boschi di pini, larici, abeti e betulle, con una popolazione decisamente multietnica, alla mano, ove anche le valchirie con i loro occhi di ghiaccio ed il loro metro abbondante di liscissimo capello biondo sembrano, almeno all’apparenza ma senza una vera certezza, passare inosservate ….