Riviera Romagnola - luglio 2017

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Curiosity killed the cat sentenziava un gruppo musicale inglese degli anni ’80 e dato che a me le novità e gli aspetti al momento sconosciuti mi hanno da sempre sconfinferato tantissimo decido nel post lavoro settimanale di mettere alla prova i risultati dell’ultima, indispensabile riparazione dello scooter per macinare un po’, un bel po’ di chilometri verso una meta finora mai considerata .
Inutile fare accenni, farsi condizionare da pareri, consigli e dritte, chi vivrà vedrà, se ne sono sentite di tutte e di più per cui propendo per l’andare a verificare in prima persona, de visus, toccando con mano il perché da più di cinquant’anni incalcolabili schiere di Herr Klaus e Frau Marlene decidano di sfidare serpentoni interminabili di autovetture ferme sotto la cappa del Sol leone per andare a sfoggiare sandali con calzino bianco lungo la Riviera Romagnola.


Lo zig zagare del motociclo agevola notevolmente l’appropinquarsi alla meta che viene raggiunta dopo tre ore e dieci minuti dal distacco da Milano Melegnano, da sempre il riferimento verso Sud di ogni partenza dal capoluogo lombardo, o meglio dal capoluogo italico.
Una gradevole velatura della volta celeste permette uno spostamento se non gradevole per lo meno affrontabile ed una lieve brezza sembra accogliermi mentre inserisco la freccia per svoltare verso l’ingresso del più grande divertimentificio europeo.
Apro i polmoni e spalanco gli occhi verso una realtà del tutto nuova per il mio bagaglio di viandante errabondo, non voglio considerare preconcetti ed osservo attentamente il lento dipanarsi di edifici, luoghi, persone, cose che andranno sicuramente ad arricchire la mia inestinguibile sete di novità.
Gli alberghi offrono ogni tipo di risposta per qualsiasi genere di richiesta, ve ne sono per tutte le tasche e per ogni gusto, i nomi sono assolutamente fantastici e fantasiosi passando da Super, Magic, Supreme agli esotici Havana, Alabama, Arizona, Niagara, Sombrero, agli adattissimi K2, Edelweiss, Everest per terminare con il mitico Love Boat e l’apoteosi data dalla pensione Solitude, il tutto comunque nell’ambito assoluto dell’incredibile disponibilità e giovialità di questa terra quanto mai accogliente.
Tappa d’obbligo, proprio per scimmiottare i crucchi venuti su a kartofen, crauti e birra il lanciarsi a gustare una piada con lo squaqquerone, che altro non è che la nostra cara vecchia crescenza, ma assaporare il loro must praticamente con i piedi nella sabbia ha certamente il suo vero perché .
Prima di crollare lungo disteso a causa della stanchezza che si riverbera nelle membra del diversamente giovane, non posso esimermi dal passeggiare in uno dei viali più famosi al mondo, entrato nella hall of fame dei nastri asfaltati citati dai turisti in ogni angolo del pianeta: come poter evitare di inserire  il mitologico Viale Ceccarini al fianco degli Champs Elysee parigini, dell’Hollywood Boulevard californiano, della Fifth Avenue targata Big Apple, della Jumeirah Walk emiratina ?
Più che di struscio la etichetterei come via dello striscio di bancomat ed altri mezzi di pagamento vari, comunque è viva, vivace, presa d’assalto dalla qualunque, con un target difficilmente classificabile, per cui diciamo che ce ne è di ogni, dai ragazzini ini ini, a famigliole stile boom economico anni sessanta provenienti da tutte le 20 regioni dello stivale, a vecchietti seduti ai tavolini dei bar incartapecoriti al punto da dover ordinare tre gelati prima di riuscire a gustarne uno, talmente lenti sono i loro movimenti di degustazione del dessert.
La sveglia è molto prima dell’alba causa caldo da fornace che obnubila la mente e sfianca le cartilagini, nessun problema, arzillo come un grillo, non parlante visto che condivido questa avventura solamente con me medesimo, proponendo per una rinfrescata indi per cui seguo le indicazioni del proprietario della stamberga ove posai le delicate articolazioni e tra soavi collinette, dolci declivi, isolate vallate raggiungo San Marino.
Oltre ad una passione sfrenata, tendente alla fobia per grattacieli e mega strutture fantaspaziali, giuro di dire la verità, tutta la verità affermando che sono molto attratto dai castelli, dai manieri, dalle fortezze, dalle mura di cinta, dai ponti levatoi e di tutto ciò che rappresentano nell’immaginario .
L’indipendente repubblica circondata dai filari di vitigni di Sangiovese e Tavernello, amorevolmente accuditi sulle note del lissssio di Raul Casadei, è proprio il degno esempio di quello che potevano essere la vita, gli usci, le abitudini ed i costumi del seicento, il tutto accompagnato da un gradevolissimo refolo di vento che facilita e ritempra il mio dinamico procedere.


Scatto inquadrature giusto per il gusto, non acquisto alcuna paccottaglia dedicata alle orde teutoniche che colonizzano la regione tre mesi all’anno e ritorno dopo un giro completo delle mura a sentire il profumo della salsedine in quel di rimini ove vengo a contatto visivo con cose che non osservavo da anni: innumerevoli negozi che vendono retini da caccia sottomarina, braccioli colorati, ciabatte multicolori, improponibili costumi taglia infinita, giostre, giostrine e sagre varie, tiri al bersaglio, pesca del pesciolino, lancio della pallina da ping pong, ciclodromi, crossodromi, kartdromi, pattinodromi ( si dirà mai così ?? ), lisciodromi con melodie tradizionali a decibel elevatissimi, il tutto comunque imbevuto e condito con una simpatia, una giovialità ed una ospitalità introvabili in altre terre tricolori. 
Mi immergo completamente in questo contesto, nell’acqua del mare anche no visto il colore indefinibile ed indecifrabile che la contraddistingue, e salgo sulla ruota panoramica al fianco del porto canale  che mi permette un colpo d’occhio su una costa ricoperta, senza la possibilità di far cadere neanche un granello di sabbia, di ombrelloni e lettini che, almeno quello, sostituiscono le mitiche sdraio degli anni della ricostruzione post bellica.
Attraverso località che potrebbero far sognare dal punto di vista semantico leggendo cartelli stradali che indicano Bellariva e Marebello, ma la realtà non corrisponde alla fantasia ed allora sgaso per superarle velocemente.
Cesenatico, a parte un disgustoso edificio di oltre 30 piani che sembra il palo di una immaginaria porta da rugby che fai coppia con altrettanto ecomostro di Rimini, ha un porto degno di nota, con case dalle tonalità pastello stile Burano e tutta una serie di imbarcazioni storiche impavesate con vele multicolori che attraggono pupille ed attenzione.


Milano Marittima mi fa capire quanto sono vecchio, passato, obsoleto: vado diretto alla mitica spiaggia del papeete, idolatrata da generazioni di giovani e giovanissimi ove comprendo di essere non fuori luogo, molto peggio: il chiedere una bottiglia d’acqua mi ha portato al pubblico ludribio, allo scherno generale, con frustate metaforiche sul palco ove si esibivano, dimenandosi come assatanate figure mefistofeliche, personaggi ripieni di ogni forma di liquido ad altissima gradazione alcoolica e (quasi) certamente invasi da polveri artificiali che difficilmente potrebbero essere considerate bio o prodotti dall’elevato coefficiente salutistico. 
Rimango sorpreso, basito, attonito nel vedere cosa è capace di realizzare questa accozzaglia di marmaglia alle cinque di pomeriggio e nel momento dello spargimento inopinato di bottiglie e bottiglie di costosissimo champagne sulla sabbia rovente decido anche io di adeguarmi, dando il mio contributo al consumo spropositato di bollicine acquistando una Coca Cola.
Lascio questo girone dantesco, rifletto sull’esistenza degli zombie che lo popolano, co n corpi deturpati più da incisioni rupestri che da tatuaggi che sconvolgono indelebilmente silhouette talvolta statuarie, anime all’apparenza girovaganti senza meta, popolo della noche che spesso inizia il rituale del divertimento senza limiti già nel tardo pomeriggio, in un susseguirsi di gesti, apparizioni e contraddizioni che andrà avanti sicuramente tutta l’estat,e in questo lembo di costa che per circa trecento chilometri rappresenta una vera e propria valvola di sfogo per una grande fetta della (meglio) gioventù del nostro Belpaese.
Sopraffatto dal desiderio di “normalità” arrivo a Ravenna ove finalmente approvo la decisione dell’Unesco di candidare un sito a patrimonio dell’Umanità: dopo tanti casi a dir poco dubbi e poco convincenti mi trovo a visitare una città stupenda, strepitosamente storica, meravigliosamente artistica.
Luoghi come Sant’Apollinare in Classe, la basilica di San Vitale, la cattedrale di Sant’Apolinnare Nuovo, il mausoleo di Gala Placidia sono delle emozioni senza pari, donano ammirazione, gioia, stupore al pensiero di cosa riusciva a fare l’uomo dal lontano VI° secolo, tramandando a noi testimonianze di arte, cultura, storia e religione da brividi verissimi.


E’ tempo di tornare, rapido bagnetto tra le placide acque del Lido di Spina, in un complesso di abitazioni veramente ben inserite nel contesto naturalistico caratterizzato da canali, paludi, stagni di sicuro interesse e grande serenità, una gradevole pausa dopo un’escursione che in meno di quarant’otto ore mi ha fatto percorrere 860 chilometri e conoscere un mondo nel suo complesso vario, variegato e dalle mille sfaccettature emozionali.