ROMA - MARZO 2008

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Fuggiamo da una quantità semplicemente esagerata di zucchero, burro di cacao, lecitina di soia e vanillina materializzatisi nella più grande quantità di uova di Pasqua mai ricevute nella nostra decennale esperienza di golosastri per marciare su Roma, meta della vacanza pasquale prenotata durante le vacanze natalizie.

Raggiungiamo Orio al Serio mentre i primi raggi dell’alba illuminano gli ultimi tiratardi in rientro dal triangolo d’oro delle balere della bassa bergamasca e dell’alto bresciano e ringraziamo la deregulation dei cieli che ci permette di raggiungere la seconda città più importante d’Italia con un pugno di euro .

L’arrivo a Ciampino ci permette di assistere al primo assaggio di quella che è la filosofia di vita ai bordi del Tevere: il tassista molto border line tra ufficialità e clandestinità che intende portarci a destinazione provvede bene a farsi sverniciare l’intera fiancata causa un’azzardata sosta proprio in mezzo alla carreggiata, il tutto condito da semplici pacche sulla spalla ed amichevole chiacchiericcio con l’altra parte in causa, roba che dalle nostre parti avrebbe già creato un immediato scatto del sistema nervoso.

Aiutiamo noi, grazie al ground position system portatile, il driver alle primissime armi ad orientarsi tra grandi raccordi e desolate periferie per poter giungere all’ennesima scoperta alberghiera ottenuta da Annie grazie ad una navigazione in rete che dovrebbe averla ormai portata oltre l’oceano informatico conosciuto.

Talvolta le capacità umane di mistificare la realtà dei fatti raggiungono livelli inimagginabili ed allora plauso sincero ai proprietari del Welness Le Terrazze di Strindberg che riescono con abili sotterfugi, notevoli iperboli e tecnologici fotomontaggi a trasformare il nostro alloggio in tutto quello che doveva essere ma purtroppo non è…..

Facciamo finta di niente, apprezziamo la loro sincera disponibilità, rimaniamo affascinati dalle descrizioni dei loro infiniti modi di sbarcare il lunario e cominciamo la nostra abituale maratona stakanovistica in occasione delle permanenze fuori magione.

Attacchiamo bottone con autisti di autobus particolarmente gioviali, veniamo presi in simpatia da venditori ambulanti che si rivelano vere e proprie macchiette tipiche di tutto quello che avevamo immaginato potessero essere gli eredi di Romolo e Remo”lo”.

Non ci sarà l’atmosfera classica del trionfo ellenico del Partenone ma vi assicuro che uscire dalla metropolitana, tra l’altro scassatissima, sporchissima e particolarmente graffittata e verniciata, per trovarsi esattamente al cospetto del Colosseo lascia a dir poco sbalorditi: ma perché quelli che un tempo riuscivano a fare opere così maestose ed imponenti, a dominare continenti interi,  ora devono deturpare il tutto con un ambiente a dir poco inqualificabile ???

Perle come la stessa arena sopracitata, il Circo Massimo, l’Arco di Costantino, la volta di Tito, il Palatino, il Tempio di Saturno, i Fori Imperiali, le Terme di Caracalla, la Casa di Augusto, la Colonna Traiana, la Domus Aurea, la Via Sacra, l’Acquedotto Claudio sono capolavori unici per tutta l’umanità ed allora per quale motivo non esiste un cartello che ne indichi le caratteristiche e le peculiarità, perché le indisciplinate chilometriche file devono esistere solo qua mentre per entrare al Louvre occorrono pochi istanti di quasi piacevole attesa prima dell’ammirazione di arte, maestria e fascino ??

Tutto è trasformato in un iindegno caravanserraglio atto semplicemente a spolpare l’ignaro turista, specialmente se straniero, che si ritrova a girare tra capolavori planetari circondati da venditori di nulla e finti centurioni di una volgarità pazzesca.

Entriamo comunque della fossa dei leoni, ovviamente non quella dei perdenti rossoneri, ed immaginiamo senza grandi voli pindarici quella che doveva essere la vita di gladiatori e schiavi alla mercè di imperatori folli, di patrizi capricciosi, di padroni sadici….

Mentre i primi goccioloni cominciano a rigarci il viso terminiamo la prima, forse fondamentale tappa della nostra visita romana e cominciamo il lungo peregrinare tra vestigia millenarie e reperti dal fascino immortale che rendono pienamente fede alla fama universale che hanno conquistato sul campo.

Passiamo poi alla visita tipicamente turistica della città, con necessarie fermate obbligatorie al Campidoglio, all’Altare della Patria, al Pantheon, alla Fontana di Trevi, a Piazza Navona prima del crollo delle membra ormai intorpidite dall’eccesivo moto di muscoli e tendini.

Giove Pluvio penso possa essere diventato il patrono della città ed allora alla facciaccia della tanto decantata primavera romana, da tutti venduta come la nostra più torrida estate, ci troviamo al cospetto con pioggie torrenziali simili a monsoni del Bangladesh: il colonnato di San Pietro nulla può per difenderci dalle intemperie acquatiche al punto che la fiumana mostruosa che si accalca ai portoni della Basilica Vaticana  viene costretta a ricreare la formazione a testuggine dell’esercito di Cesare per potersi difendere in qualche modo dagli scrosci violenti che ci stanno penetrando ben oltre gli impermeabili.

La prolungata visita all’interno del cuore della cristianità è dovuta più al non voler riaffrontare le intemperie che dal vero e proprio interesse per l’edificio religioso più vasto al mondo, comunque prima o poi veniamo sbattuti fuori ed allora ci avviamo, o meglio nuotiamo verso piazza di Spagna ove la famosa fontana della Barcaccia non è facilmente distinguibile da tutto il liquido piovoso che la circonda.

Dissacriamo comunque l’atmosfera con prolungata ed assai apprezzata sosta nel Mc Donald antistante, oggetto di ogni tipo di polemica artistico culturale ma assai gradito riparo visto il contesto non certamente ospitale.

Ritemprati se non nello spirito almeno nell’apparato digerente, ci armiamo di coraggio, stringiamo le mantelle, uniamo gli ombrelli e continuiamo lo struscio, mai come questa volta definibile come ”vasca” di lombarda origine del termine, ed abbiamo l’onore di veder uscire il Capo dello Stato dal suo immenso edificio dagli infiniti tesori, ovviamente ben al riparo della pioggia che in questo caso, vista la sua provenienza politica,  non può essere causata dal governo.  

Altra serata con ammaina bandiera decisamente di buon ora, soprattutto a causa della tragica e fallimentare serata calcistica che vede la Beneamata soccombere al cospetto di una ex grande che grazie ai soliti “aiutini” ci rovina l’umore già di per sé non dei più entusiastici.

La domenica si presenta veramente come la summa delle precipitazioni di un’intera stagione ed allora, dopo aver fatto una infinita sosta nel centro benessere a nostra disposizione, abbiamo la brillante idea di girare nella desolazione più completa il deserto ( magari ci fosse quel sole)  dell’Eur alla ricerca del museo di arte romana che sebben interessantissimo verrà ricordato principalmente per lo strizzamento dei nostri indumenti messi ad essiccare nei bagni della struttura riclma di ogni tipo di testimonianza dell’arte bi millenaria.

La serata a Trastevere è stata comunque fantastica, il cliam tipicamente romano e romanesco trasuda da ogni muro del quartiere e la cena nella più tipica delle osteria ci ha ricaricato, facendoci una volta in più apprezzare il carattere quanto mai “caciarone” della stirpe locale.

Il viaggio, condiviso con amici toscani già più che affidabili compagni di precedenti esperienze, volge al termine ed allora lunedì mattina, pur di evitare l’incontro ravvicinato con il pur prezioso liquido in caduta libera da sopra le nostre teste, decidiamo di interrarci nelle profonde viscere di tufo che costituivano il rifugio dei cristiani in fuga dalle persecuzioni ed allora visitiamo con grande ammirazione e non poco smarrimento le catacombe di San Callisto  che danno l’idea di quanto potesse essere stato pericoloso professare il proprio credo religioso.

Passiamo per l’Appia Antica, ammiriamo le grendi distese verdeggianti, anche se più simili al grigio plumbeo, che circondano l’urbe capitolina e facciamo rientro all’aeroporto di Ciampino dopo aver tocato con mano tra la stazione di Termini e quella dell’Anagnina quella che è la tristissima realtà del depressa e deprimente periferia, con un degrado sociale ed umano lontano anni luce dallo sfarzo, dalla ricchezza, dal fasto dell’affascinante centro di Roma, cui diamo comunque un arrivederci molto prossimo, garantito comunque da ogni tipo di previsione meterologica satellitare.