SCANDINAVIA - AGOSTO 1993

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Finalmente ancora insieme, la vecchia guardia composta di Paolo, Matteo, Giorgio e Lorenzo organizzano armi e bagagli per rinverdire le storiche imprese d’oltreoceano.

Seguendo la teoria marinara che per orientarsi bisogna gettare un telone in acqua perché tira sempre verso nord, prendiamo con decisione la pista settentrionale con lo spirito di frontiera caro a pionieri e cercatori d'oro, e come loro senza meta viaggiamo raminghi in cerca di fortuna.

La compagnia, più che affiatata da anni di reciproca sopportazione, è sicuramente infoiata all'idea di vagare per terre sconosciute ma ricche di suggestioni, attrazioni, novità.

Svizzera e Germania vengono attraversate come farebbe un coltello caldo nel burro ed il primo ostello viene trattato a Colonia.

Piccolo tour by-night in città ed eccoci di buona mattina a costatare di fatto una realtà: i tedeschi non sanno guidare, ormai abbiamo perso il conto degli incidenti incontrati sulle loro maltenute autostrade, compiacendoci della scriteriata, scellerata ma creativa guida italiana.

Alla non unanimità visitiamo Amburgo, vagamente somigliante ad Amsterdam, passando anche per St. Pauli, quartiere ove ogni perversione umana pare sia concessa.

Una cena come Cristo comanda ci dà il benvenuto in terra danese, lasciandoci fiduciosi sul proseguimento del viaggio, almeno dal punto di vista culinario.

Ribe è una cittadina incantevole, creata  probabilmente per ambientare  favole fantastiche all'interno delle sue stradine pedonabili su cui si affacciano casette in legno dall'aria surreale.

Proseguendo in questo viaggio-sogno passiamo per Jelse incontrando una festa di paese a dir poco mitica: giostre, autoscontri, fiumi di birra, canti e cori stile guida alpina, profumi ed odori per ogni gusto.

Odense e Nyburg ci deludono, anche se ordinate, pulite, semplici e molto vivibili, affrettiamo il passo e traghettiamo sull'isola di Spelland ove domani andremo alla scoperta di Copenaghen.

Per il momento grandi distese di grano, dolci declivi erbosi, bucoliche vedute campestri ed un dietro-front per la nanna con orario da pollaio.

 

Arte e cultura, cercando di seguire questo credo, ci lanciamo di prima, o forse primissima mattina, verso il centro, visita al museo della capitale, con interessanti opere di scuola francese, fiamminga, italiana.

Il castello di Rosemborg, ricco di cimeli artistici, storici e "monetari" ci accoglie poi tra le sue maestose mura.

Serata in centro, dopo un'affascinante meeting con un pallone su di un prato assai invitante, e conoscenza molto intima con tre baresi: ebbene si, eccoci in quel del sogno scandinavo, innumerevoli bionde con occhi azzurri, per riuscire a conquistare l'amicizia di tre simpaticissimi stalloni del tacco.

Il ritorno dell'amico sole, finalmente presente anche a queste latitudini, ci concede energia a volontà per proseguire il tour che offre un giro in battello tra i canali, uno struscio per il centro finalmente animato, almeno fino l'ora del coprifuoco previsto alle 20, dopo di che il vuoto si concretizza nelle sue forme più tristi ed evidenti.

La sirenetta, simbolo della capitale, è in realtà una rinsecchita cozza adagiata su uno scoglio assediato dai soliti giap per foto ricordo e Tivoli, la Disneyland scandinava, un po' più della festa di Lissone.

Grande l'idea di buttare un occhio alla cattedrale di Raskielde, ameno luogo sacro in cui ritroviamo tombe, sarcofagi, lapidi, urne e sacrari di vari regnanti locali, facendoci una cultura degna della migliore delle pompe funebri.

Ultima tappa in terra danese Helsingor, per il rituale passaggio al castello di Amleto, suggestivo soprattutto all'esterno, visitato celermente col timore di ritrovare il buon Zeffirelli, qui di casa.

Un traghetto fantasma ci trasborda dall'altro lato del fiordo ove tocchiamo terra svedese visitando la piacevole Goteborg.

Breve e necessaria parentesi sulla fauna locale: quando la incontriamo potrebbe essere definita rimarchevole, attraente, invidiabile, notevole ma purtroppo è semplicemente inavvicinabile, altro che mito dell'uomo latino !!.

Toccata e fuga in quel di Goteborg e via verso i grandi laghi svedesi, cambiamento di rotta causa depressione dell'equipaggio e dritti, dritti giungiamo a Stoccolma.

La strada-autostrada sembra la transamazzonica, perfettamente tracciata tra boschi e foreste, la velocità molto sostenuta, la meta raggiunta con un giorno di anticipo sulla tabella di marcia.

E' in atto un festival acquatico di risonanza mondiale per cui ci ritroviamo fagocitati all'interno di una kermesse davvero insolita da queste parti: gran confusione, moltissima gente, sprazzi di sapore e colore mediterraneo.

Visitiamo, tanto per non perdere il vizio culturale, i resti del Vasa, antico brigantino vichingo miracolosamente ripescato ed il museo dell'arte con vari Rembrandt appesi in qualche modo alle tetre pareti.

Serata dedicata allo struscio in compagnia dei mitici baresi, rintracciati mentre stavano girovagando in una stazione, ed unitisi per il nostro compito di valutazione, numerazione e catalogazione della stirpe svedese presente in loco.

Il ritmo ed il movimento vengono un po' rallentati, come vecchi ragionieri in gita domenicale, prendiamo perciò il battello per il giro di quella che esageratamente viene definita la Venezia del nord, in effetti più simile a Porto Marghera.

Esperienza notevole vedere passare il Re e gentile consorte tra la folla, senza alcuna misura di sicurezza, roba indegna anche per l'ultimo sottosegretario precario della regione Molise.

Stoccolma è decisamente attraente, è l'unico agglomerato urbano degno di tale definizione con animazione, stranamente anche notturna, data soprattutto da un esagerato numero di ragazze, come sempre sole, bellissime ma impossibili.

Festeggiamo il compleanno di Lorenzo decidendo di intraprendere il lungo ed impervio ritorno verso casa, confidando di trovare un'accoglienza migliore rispetto ai reduci della guerra del Vietnam.

Proviamo il grande colpo di attraversarci tutta la Svezia in un botto, ma desistiamo pensando più utile il vedere campagne, laghetti, vallate, ruscelli e concludere questa scelta agreste tra le braccia di un arzillo vecchietto che ci ospita nella sua reggia-fienile sull'isola di Otland.

Dopo l'unica, vera dormita della vacanza, buttiamo l'occhio sul castello di Kalmar, attraversiamo valli e pianure che non osiamo immaginare nella loro bianca realtà invernale, apparendoci fin d'ora tristi e dimenticate.

Tralleborg, avamposto meridionale svedese è completamente deserta, tipo le città fantasma utilizzate per i westen-spaghetti, per cui quasi con gioia saltiamo sopra il primo traghetto e salpiamo verso la Germania.

Buttiamo le ancore a Salsnitz, ex-DDR, giusto il tempo per capire come tira l'aria e a gambe levate e a ruote stridenti ci lanciamo verso l'adorata Milano che raggiungiamo dopo i 5658 chilometri di questa avventura.